Page 910 - Dizionario di Filosofia
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livello — a quel nazionalismo intollerante e aggressivo che si delineò poi in Europa

          alla fine del XIX e nella prima metà del XX sec.
          Discorso sulle scienze e le arti (Discours sur le sciences et les arts), saggio di
          Jean-Jacques Rousseau (1750) su un tema proposto dall’Accademia di Digione: « Se
          il  progresso  delle  scienze  e  delle  arti  abbia  contribuito  a  migliorare  i  costumi  ».

          Rousseau  risponde  negativamente:  i  fatti  dimostrano  che  ogni  cultura  porta  alla
          corruzione,  come  testimoniano  la  società  del XVIII  sec.  e  le  antiche  civiltà
          dell’Egitto, di Grecia e di Roma. I Persiani, invece, gli Sciti, i Germani, gli Spartani
          furono  forti  perché  nemici  della  cultura.  I  fatti,  poi,  sono  confermati  dal
          ragionamento.  Ogni  scienza,  ogni  arte  è  nata  da  un  vizio:  l’astronomia  dalla
          superstizione,  l’eloquenza  dall’ambizione  e  dalla  menzogna,  la  geometria
          dall’avarizia, la fisica dalla curiosità, e tutte dall’orgoglio; inoltre tutte comportano

          l’ozio, e la lettura ci allontana dalla realtà. Tuttavia l’ignoranza primitiva non è né
          possibile né augurabile, e quindi bisogna incoraggiare i geni; ma la « vera filosofia »
          sarà realizzata solo se ascolteremo la voce della coscienza.
          Accolte con entusiasmo e con diffidenza, queste tesi paradossali, che scuotevano la
          fiducia nella ragione e nella scienza propria dei filosofi e degli enciclopedisti del

          tempo, costituiscono la base di tutta l’opera successiva di Rousseau.
          Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini (Discours
          sur l’origine et les fondements de l’inégalité parmi les hommes), saggio filosofico
          di Jean-Jacques Rousseau (1755), su un tema proposto dall’Accademia di Digione
          che chiedeva quale fosse l’origine dell’ineguaglianza tra gli uomini e se questa fosse

          autorizzata dalla legge naturale. Secondo Rousseau, in origine l’uomo era buono: non
          aveva timori né passioni, obbediva all’istinto di conservazione, aveva pochi rapporti
          con i propri simili; ma la libertà, che distingue l’uomo dagli animali, fece sorgere in
          lui una pericolosa volontà di perfezionamento. Così si svilupparono l’agricoltura e
          la lavorazione dei metalli, sulle quali si fondò la proprietà; mentre prima tutti erano
          uguali e felici, da allora si creò un rapporto di dipendenza, sanzionato dalle leggi

          stesse;  i  poteri  politici,  fondati  sull’arbitrarietà  dei  privilegi,  divennero  anch’essi
          illegali e condussero alla supremazia di uno solo, al dispotismo, costituendo quindi
          una minaccia di rivolta interna contro l’oppressione e di guerre fra  Stato e  Stato.
          L’opera,  disapprovata  dagli  stessi  filosofi  per  la  violenza  polemica  della  sua
          requisitoria  contro  le  istituzioni  politiche  e  sociali,  non  fu  premiata.  I  suoi  temi
          furono ripresi e ulteriormente svolti da Rousseau nel Contratto sociale*.

          Discorso sul metodo per ben dirigere la propria ragione e cercare la verità nelle
          scienze (Discours de la méthode pour bien conduire sa raison et chercher la vérité
          dans les sciences), opera di Cartesio (Leida, 1637). Scritto in francese perché fosse
          accessibile  a  un  vasto  pubblico,  era  destinato  a  esporre  i  principi  e  la  forma  di
          pensiero applicati nella Diottrica, nelle Meteore e nella Geometria, cui serviva da

          prefazione.  Cartesio,  respingendo  ogni  forma  di  autorità,  vi  postula  il  diritto,  per
          ogni pensiero che sappia condursi in modo conveniente, di costituire la scienza a
          partire dai principi che formano « il buon senso », che è nella stessa misura in tutte
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