Page 897 - Dizionario di Filosofia
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l’esperienza il sapere si allarga sempre di più, a priori perché questa esperienza si

          costituisce mediante le categorie che precedono l’esperienza stessa. Nella dialettica
          trascendentale, infine, Kant esamina l’attività della ragione che, al di là del sapere
          fornito dall’intelletto nell’ambito della esperienza, mira a cogliere la totalità, cioè
          l’assieme di tutti i fenomeni, la causa totale e assoluta (Dio) e l’esistenza dell’anima.
          In  questo  sforzo  grandioso  la  ragione  usa  però  illegittimamente  le  categorie
          intellettuali e fallisce quindi il suo compito (v. ANTINOMIA), pertanto una metafisica

          come scienza è per Kant impossibile.
          Il senso di una realtà assoluta e totale è tuttavia molto vivo e pertanto Kant è indotto
          ad ammettere che al di là dell’esperienza, cioè del mondo fenomenico, sia almeno
          pensabile  una  realtà  in  sé,  il noumeno.  Data  l’impostazione  del  problema
          conoscitivo, il filosofo crede di aver compiuto una vera « rivoluzione copernicana »
          nell’ambito della filosofia perché anch’egli, come Copernico che aveva rovesciato il
          tradizionale rapporto tra la Terra e il Sole, ritiene di aver rovesciato il rapporto tra

          il pensiero, che non è più passività ma attività, e il mondo sensibile conosciuto, che
          non  è  più  una  realtà  a  sé,  preesistente  al  pensiero,  ma  frutto  della  sua  attività
          costruttiva e organizzatrice.
          Critone (Krítōn),  uno  dei  primi  dialoghi  di  Platone,  composto  verso  il  395  a.C.

          Sono  interlocutori  Socrate  e  uno  dei  suoi  discepoli,  Critone,  che  è  giunto  nella
          prigione per visitare il maestro condannato a morte e offrirgli di evadere. Socrate
          rifiuta e dimostra che bisogna obbedire alle leggi della città, anche se ingiuste. Qui si
          trova la famosa prosopopea delle leggi, che Socrate immagina avanzerebbero verso
          di lui, qualora evadesse, per domandargli se, dopo che esse hanno protetto la sua
          nascita e presieduto alla sua educazione, egli voglia mai indebolirle o sovvertirle
          con  la  sua  disobbedienza;  e  ancora  se  sia  permesso  rammaricarsi  della  patria  e

          rivoltarsi contro di lei, anche quando ci tratti con rigore, o se non occorra obbedirle
          in ogni caso.
          Crizia o  Dell’atlantide,  uno  degli  ultimi  dialoghi  di  Platone,  rimasto  incompiuto,
          che  continua  la  narrazione  del Timeo.  Quasi a voler dimostrare che le sue audaci

          idee  su  una  società  perfetta,  esposte  nella Repubblica,  già  in  un  lontano  passato
          erano state realtà concreta, Platone fa narrare a Crizia di un continente scomparso
          esistito migliaia di anni prima al di là delle Colonne d’Ercole. Questo continente,
          l’Atlantide, era più grande della Libia e dell’Asia riunite e i suoi abitanti (Atlanti),
          erano  di  origine  divina,  in  quanto  discendenti  di  Posidone;  essi  estesero  il  loro
          dominio fino all’Egitto e alla Tirrenia, vivendo ricchi e felici per l’abbondanza dei
          frutti  e  dei  metalli  che  la  terra  forniva  generosamente.  Per  lungo  tempo  vissero

          secondo  i  dettami  del  loro  divino  progenitore,  ma  in  seguito,  spinti  da  egoismi
          particolari,  suscitarono  la  collera  degli  dei  che  decisero  di  punirli  facendo
          inghiottire dal mare l’isola.

          Da Socrate a Hegel, raccolta di articoli di critica filosofica di Bertrando Spaventa,
          apparsi in tempi diversi su varie riviste italiane. riuniti e cronologicamente ordinati
          da Giovanni Gentile, e da lui pubblicati nel 1905. In essi lo Spaventa, prendendo
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