Page 892 - Dizionario di Filosofia
P. 892

democrazia diretta », dall’altro al pericolo, non solo teoretico, dell’interpretazione

          autoritaria e illiberale del concetto della volontà generale.
          Convito (IL) [Sympósion], dialogo di Platone (384 a.C. circa), che si svolge nella
          casa  del  drammaturgo  Agatone  tra  Socrate  e  un  gruppo  di  amici  e  discepoli.
          L’argomento  trattato  è  quello  dell’Amore  o  Eros,  che  qui  Platone,  per  bocca  di

          Socrate, esalta come forza spirituale e intellettuale che spinge l’uomo alla ricerca
          del bene e della felicità, cioè della verità. Ciascuno dei convitati esprime le proprie
          convinzioni sulla natura e sugli scopi di  Eros:  Fedro lo esalta come il più antico
          degli dei, Pausania lo loda come fatto morale e lo distingue nettamente dall’amore
          come istinto animalesco, Aristofane esalta paradossalmente l’Amore tra appartenenti
          allo stesso sesso e Agatone infine vede nell’Amore la forza ispiratrice delle scienze
          e delle arti.

          Prende per ultimo la parola Socrate il quale, rifacendosi a certe affermazioni della
          profetessa Diotima di Mantinea, sostiene che Amore è qualcosa di intermedio tra il
          mortale  e  il  divino,  una  sorta  di  demone  figlio  di  Ingegno  e  Povertà  e  che  tende
          perciò perennemente a conquistarsi ciò di cui avverte la mancanza. Amore in questo
          senso è ansia di possesso e di acquisto e così come c’è l’amore tra i corpi che ha per
          scopo la procreazione, c’è l’Amore delle anime che cercano il bello come i poeti e

          gli  artisti  e  lo  vogliono  far  scaturire  da  ogni  spirito  nobile  ed  elevato.  L’Amore
          diventa in tal modo fonte perenne di rigenerazione e di educazione morale, legame
          profondo e indistruttibile tra le anime, visione altissima di verità.
          Interviene quindi nel dialogo il sopraggiunto Alcibiade che, ebbro di vino, esalta le
          virtù morali e intellettuali di Socrate del quale si professa amico e ammiratore.
          La  forza  del  dialogo  platonico  non  sta  solo  nella  penetrante  trattazione
          dell’argomento,  ma  anche  nella  vivacità  della  descrizione  dei  partecipanti  al

          dibattito  e  soprattutto  di  Socrate,  dipinto  come  un  autentico  eroe  del  pensiero  e
          dell’azione.
          Corso  di  filosofia  positiva  (Cours  de  philosophie  positive),  opera  del  filosofo
          francese Auguste Comte, pubblicata a Parigi in 6 volumi fra il 1830 e il 1842. Lo

          scritto, che costituisce l’opera maggiore di Comte, segna l’avvio a quella filosofia
          positiva  che  doveva  imporsi  in  Europa  specialmente  dopo  la  metà  del  secolo.
          L’autore vi espone la visione di tutta la realtà studiata da un punto di vista « positivo
          », cioè rifuggente da ogni soluzione dogmatica e metafisica tradizionale. La premessa
          di  tutta  la  concezione  è  la  teoria  dei tre  stati  attraverso  i  quali  deve  passare
          l’umanità; il primo è lo stato teologico in cui il pensiero umano, ancora incapace di
          cogliere il senso « positivo » delle cose, spiega ogni fenomeno in forma fantastica

          attribuendo  agli  dei  o  comunque  a  cause  soprannaturali  ogni  evento  naturale;  il
          secondo  è  lo stato  metafisico  in  cui  la  fantasia,  superato  lo  stato  precedente,
          giustifica i fenomeni mediante cause concepite come entità metafisiche astratte (la
          forza,  la  materia,  ecc.);  il  terzo  è  lo stato  positivo,  in  cui  lo  spirito  rinuncia  a
          ricercare le cause essenziali e totali dei fenomeni per coglierne invece le relazioni e
          il modo in cui essi si svolgono. In questo terzo stato la filosofia deve diventare una

          sorta di fisica sociale o sociologia (tale termine fu coniato appunto da Comte) ed
   887   888   889   890   891   892   893   894   895   896   897