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Gesû  Cristo  salvatore  del  genere  umano:  in  questo  consiste  tutto  il  cristianesimo,

          così come il suo fondatore l’ha insegnato e gli apostoli l’hanno predicato, rendendo
          testimonianza  alla  resurrezione  del  loro  Maestro.  Locke  termina  esortando  tutti  i
          cristiani, prescindendo dalle controversie ideologiche che li dividono, a praticare gli
          uni verso gli altri una larga e sincera tolleranza.

          Critica della critica critica (Kritik der kritischen Kritik), sottotitolo dell’opera di
          Marx ed Engels La Sacra Famiglia* (1845).
          Critica  del  giudizio  (Kritik  der  Urteilskraft),  opera  di  Kant  (1790).  Tratta  del
          fondamento  e  del  valore  delle  nozioni  del  bello  e  della  finalità.  La  prima  parte
          riguarda i giudizi estetici. Il bello viene così definito: è una soddisfazione scevra da

          ogni  interesse;  è  un  piacere  universale,  non  fondato  però  su  un  concetto;  è  una  «
          finalità senza fine »; è oggetto di un piacere necessario e universale. Il sublime si
          distingue dal bello in quanto l’emozione che esso provoca è più viva e può anche
          diventare  dolorosa.  L’immaginazione  e  l’intelletto  non  s’accordano  più,  ma
          l’emozione rivela la nostra grandezza perché noi dominiamo la Natura dal momento
          che  la  giudichiamo.  Nella  seconda  parte  dell’opera,  Kant  tratta  dei  giudizi

          teleologici.  Nello studio degli esseri organizzati lo spirito, mosso dal principio «
          Niente esiste invano », è costretto a supporre dei fini, per spiegarsi completamente
          l’esistenza di tali esseri. L’idea di finalità ha solo un valore soggettivo, è solo un
          principio regolatore. Il principio teleologico è, in un certo senso, necessario; ma la
          sua necessità è relativa alla costituzione del nostro essere. La Critica del giudizio
          ebbe una grande influenza, in particolare sull’estetica di Schiller e sulla metafìsica
          di Schelling.

          Critica del programma di Gotha (Kritik des Gothaer Programms), opera di Marx,
          scritta nel 1875 e pubblicata nel 1891 da Engels. L’autore espone l’analisi critica
          del progetto di programma della socialdemocrazia tedesca, redatto dal congresso di
          Gotha (1875). A tale progetto, di carattere « lassalliano », oppone i suoi principi, e

          in  particolare  la  teoria  della  «  dittatura  del  proletariato  »  come  momento  di
          transizione politica fra il capitalismo e il comunismo.
          Critica  della  ragion  pratica  (Kritik  der  praktischen  Vernunft),  opera  di  Kant,
          pubblicata a Riga nel 1788. In essa il filosofo determina la natura della legge morale
          e  il  genere  di  adesione  che  i  principi  pratici  comportano.  Kant  respinge  le

          giustificazioni  tradizionali  dell’attività  morale,  come  quelle  utilitaristiche,
          teologiche, ecc., perché impongono un’etica dall’esterno, di fronte alla quale l’uomo
          è come passivo. L’attività morale deve essere autonoma. L’obbligazione si presenta
          allo spirito come una legge che la ragione impone alla volontà. Mentre gli imperativi
          della prudenza, dell’igiene, ecc. prescrivono certe azioni come mezzi per qualche
          altro  fine,  ovvero  sono ipotetici,  l’imperativo  della  moralità  è categorico, vale a

          dire incondizionato, assoluto, di conseguenza universale; di qui la formula: « Agisci
          in modo tale che la massima delle tue azioni possa essere assunta dalla tua volontà
          come  una  legge  universale  ».  Solo  le  massime  che  possono  essere  così
          universalizzate dalla volontà sono quelle che ci propongono un fine razionale, un fine
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