Page 843 - Dizionario di Filosofia
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sostanza.  La causa transitiva  è  detta  da  Malebranche  efficace  nel  caso  in  cui  la

          trasmissione  di  movimento  ad  altro  oggetto  non  diminuisce  la  potenza  di  essa:
          diversamente si chiama occasionale*.)
          TRASCENDENTALE. Nella filosofia scolastica, si dice di certe qualità generalissime
          che come tali trascendono i generi particolari entro cui gli individui sono variamente

          raggruppati. (I più antichi elenchi di tali qualità comprendono per lo più l’uno, il
          vero  e  il  buono,  ai  quali  si  aggiunge  ben  presto  il  bello: unum,  verum,  bonum,
          pulchrum.)
          • Nell’uso di Kant, si dice tanto dell’indagine volta a determinare le forme a priori
          della conoscenza, quanto delle forme stesse (si oppone a empirico e si distingue da
          trascendente).
          L’uso  kantiano  si  ricollega  esplicitamente  a  quello  scolastico.  La  correzione  che
          Kant  introduce  consiste  nell’interpretare  quei  concetti  che  per  gli  scolastici

          esprimevano le fondamentali proprietà oggettive di tutti gli enti come « criteri della
          conoscenza delle cose in generale ». Kant ha anche distinto in linea di principio il
          significato di trascendentale da quello di a priori, per quanto non abbia poi tenuto
          sempre fede, nel corso della trattazione, alle sue precisazioni terminologiche: non
          ogni  conoscenza a priori  è  trascendentale,  ma  questa  qualifica  spetta  solo  «  alla

          conoscenza  della  possibilità  della  conoscenza  o  dell’uso  di  essa a  priori  ».  La
          Critica della ragion pura tende appunto a chiarire le condizioni di possibilità della
          matematica pura e della fisica pura e procede attraverso « una ricerca trascendentale
          dell’uso puro della ragione nella costituzione e nello svolgimento di quelle scienze
          ». Essa si articola in una Estetica trascendentale e in una Logica trascendentale, la
          quale  è  ben  diversa  dalla  logica  formale,  che  studia  i  concetti  nelle  loro  «
          applicazioni » generali. L’estetica ci rivela l’idealità trascendentale dello spazio e
          del  tempo,  e  cioè  la  particolare  soggettività-oggettività  di  quelle  intuizioni  che  in

          verità « non sono più nulla » se noi le consideriamo non come condizioni di ogni
          possibile  esperienza,  ma  come  contenuti  mentali  autosufficienti  e  di  per  sé
          significanti. La logica trascendentale si divide in una Analitica trascendentale, che
          individua all’interno di ogni giudizio sintetico i concetti intellettivi puri, o categorie,
          e  in  una Dialettica trascendentale,  che  mette  in  luce  il  carattere  illusorio  dei  «

          giudizi trascendenti » e al tempo stesso l’ineliminabilità della tendenza della ragione
          a  operare  con  le  «  idee  trascendentali  »,  cioè  con  le  categorie  estese  fino
          all’incondizionato.
          Nello  stesso  senso  di  un  «  sapere  del  sapere  »,  che  determina  all’interno  della
          soggettività  o  dell’idealità  le  condizioni  di  ogni  possibile  esistenza  oggettiva,  il
          termine  è  usato  da  Fichte,  da  Hegel  e  da  Schelling:  quest’ultimo  intitolò  il  suo
          capolavoro Sistema dell’idealismo trascendentale (1800), volendo intendere che il

          suo idealismo, a differenza di quello soggettivo, riconosce l’oggettività della natura,
          scoprendo tuttavia in questa la spiritualità che le è intrinseca, allo stesso modo del
          resto in cui l’oggettività e la naturalità ineriscono allo spirito. Sempre con lo stesso
          valore fondamentale il concetto e il termine ricorrono nelle successive filosofie di
          ispirazione kantiana o idealistica. Così Gentile distingue l’io empirico, individualità
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