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un grado supremo; la quinta si fonda sul riconoscimento dell’ordine del cosmo, che
non può non essere governato da un essere intelligente, che ordina a un fine tutte le
cose (ex gubernatione rerum). La teoria dell’atto e della potenza spiega il divenire
del mondo corporeo. Ogni essere corporeo è costituito di materia e forma, ma la
materia non può esistere senza una qualche forma: essa non è che pura potenza, ossia
la possibilità di essere qualunque cosa. Ma la materia, pur priva di ogni attualità e di
ogni realtà, costituisce per Tommaso il principio di individuazione, cioè è la causa
del moltiplicarsi dell’essenza specifica nei singoli enti corporei. Di qui deriva
l’affermazione che l’uomo non conosce, se non indirettamente, l’individualità, in
quanto il processo conoscitivo dell’uomo è un processo di astrazione dalla materia,
per cui degli oggetti della percezione si colgono soltanto i caratteri universali.
D’altra parte, l’intelletto umano non può avere neppure una conoscenza diretta delle
sostanze semplici e spirituali (Dio e gli angeli), perché ogni conoscenza procede dal
senso. Perciò l’oggetto proprio dell’intelletto è solo l’essenza delle cose materiali
(quidditas rei sensibilis).
Come è radicalmente innovatore nella teoria della materia, Tommaso lo è pure in
quella della forma; contro tutta la tradizione del pensiero medievale, egli sostiene la
dottrina dell’unità della forma sostanziale, secondo cui in ogni ente composto un solo
principio formale attua la potenzialità della materia, donde deriva l’affermazione che
nell’uomo l’anima è l’unica forma del corpo e costituisce con esso un’unica realtà.
Tommaso ritiene infine di poter dimostrare l’immortalità dell’anima, argomentando
principalmente dalla natura immateriale delle sue attività intellettuali.
Anche nelle dottrine etiche e in quellepolitiche Tommaso distingue nettamente
l’ambito della ragione e l’ambito della fede: all’aspirazione naturale dell’uomo alla
felicità, si sovrappone, senza annullarla, la beatitudine concessa dalla grazia divina e
viene ammesso un diritto naturale fondato sulla ragione, che ha una sua autonomia
rispetto al magistero della Chiesa.
Alcune delle tesi di Tommaso, così radicalmente innovatrici, fecero scalpore e
suscitarono le più vivaci reazioni da parte dei teologi contemporanei: la non attualità
della materia prima, la materia come principio di individuazione, la non
conoscibilità dell’individuale e soprattutto l’unità della forma sostanziale.
Nonostante l’intervento di Alberto Magno a favore del suo antico discepolo, si
arrivò alla condanna del 1277 da parte del vescovo E. Tempier, a Parigi, e a Oxford,
sotto la pressione dell’arcivescovo di Canterbury R. Kilwardby: condanne ribadite
nel 1284 e nel 1286 da J. Peckham, successore di Kilwardby. L’ordine domenicano
si impegnò nella difesa del suo più grande maestro e nel 1278 dichiarò il tomismo*
dottrina ufficiale dell’ordine. Ciononostante, la condanna non fu abrogata che nel
1325, dopo la santificazione di Tommaso (promulgata da Giovanni XXII il 18 luglio
1323).
Bibliogr.: Le opere di T. sono pubblicate in numerose edizioni; indichiamo quella
voluta da Leone XIII, 16 voll, sinora pubblicati, Roma 1882 e sgg., e quella della
casa editrice Marietti, Torino 1895 e sgg. di cui sono usciti una quarantina di volumi.
La Summa theologiae è tradotta in italiano a cura dei Domenicani, Firenze 1949 e