Page 837 - Dizionario di Filosofia
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alcune  di  esse  furono  condannate  (v.  TOMMASO  D’AQUINO).  Solo  nel  1325  (oltre

          cinquant’anni dopo la morte di Tommaso) il provvedimento di condanna fu abrogato;
          ma questo risultato non fu che una vittoria di prestigio dell’ordine domenicano, che
          si era impegnato nella difesa del suo più grande maestro. Ormai il tomismo non era
          più al centro dell’attenzione e sino alla fine del medioevo la sua influenza rimase
          circoscritta quasi soltanto alle scuole dell’ordine domenicano. Infatti il francescano
          Duns Scoto cita Tommaso molto raramente, e spesso di seconda mano; Guglielmo di

          Occam  lo  ignora  quasi  (anche  se,  in  nome  della  libertà  di  pensiero,  rivendica  ai
          tomisti il diritto di professare le proprie dottrine filosofiche); Egidio Romano, pur
          essendo  stato  discepolo  diretto  di  Tommaso,  svolge  in  seguito  il  suo  pensiero  in
          tutt’altra  direzione.  Tra  gli  stessi  domenicani,  alcuni  (come  Durando  di  San
          Porciano) sostengono dottrine tutt’affatto diverse da quelle tomistiche.
          Nel XV sec. tra i maggiori rappresentanti del tomismo furono sant’Antonio di Firenze
          e Girolamo Savonarola; ma in questo secolo alcuni maestri domenicani, a Parigi e

          ancor più a Colonia, si rifecero ad Alberto Magno e non a Tommaso, per combattere
          i nominalisti. (V. ALBERTISMO.)
          Una vera e propria rinascita del tomismo si ebbe agli inizi del XVI sec. per merito
          degli  italiani  Tommaso  de  Vio,  detto  il  Caetano,  e  Francesco  Silvestri,  detto  il
          Ferrarese, e degli spagnoli Francesco da Vitoria e Domingo Báñez. Si è già in piena
          atmosfera di lotta contro il luteranesimo; il tomismo non è più patrimonio esclusivo

          delle  scuole  domenicane,  ma  viene  assunto  come  propria  dottrina  ufficiale  dai
          gesuiti, i quali tuttavia non lo seguono in modo rigido, ma cercano di adattarlo al
          rinnovato  ambiente  filosofico  e  teologico.  Così,  nonostante  la  sua  indubbia
          originalità, si può considerare un tomista anche il gesuita spagnolo Francisco Suárez.
          Una seconda rinascita del tomismo si ebbe nel XIX sec. (V. NEOTOMISMO.)
          TOMMASO  d’Aquino  (santo),  filosofo  e  teologo  italiano  (Castello  di  Roccasecca,

          presso Aquino, 1225 - abbazia di Fossanova, presso Terracina, 1274). Appartenente
          a  una  nobile  famiglia,  si  recò  a  Napoli,  all’incirca  nel  1239,  per  frequentare  la
          facoltà delle arti di quella università. Nel 1244 entrò nell’ordine domenicano contro
          il  volere  dei  familiari.  Proseguì  gli  studi  di  teologia  a  Colonia,  sotto  la  guida  di
          Alberto Magno, e ivi restò fino al 1252, anno in cui arrivò a Parigi, dove insegnò in

          qualità  di  baccelliere  in  teologia.  Dopo  un  primo  biennio  (1252-1254)  di  lettura
          della  Bibbia, commentò durante un secondo biennio (1254-1256) i Libri quattuor
          sententiarum di Pietro Lombardo: frutto di questo primo insegnamento fu la stesura
          d e l Commento  alle  Sentenze.  Frattanto  aveva  già  pubblicato  due  importanti
          opuscoli, il De principiis naturae e il De ente et essentia.
          All’inizio  del  1256  ottenne,  per  intervento  diretto  del  papa  Alessandro  IV,  la
          licentia  docendi.  Quasi  contemporaneamente  san  Bonaventura  occupava

          nell’università di Parigi la cattedra destinata ai francescani. Ma i maestri secolari,
          capeggiati  da  Guillaume  de  Saint-Amour  mal  tolleravano  l’intrusione  degli  ordini
          mendicanti  nell’università:  i  contrasti  degenerarono  in  disordini  e  le  lezioni
          all’università  poterono  esser  tenute  solo  con  la  protezione  degli  arcieri  reali.
          Tommaso rispose alle argomentazioni di  Guillaume de  Saint-Amour con il Contra
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