Page 833 - Dizionario di Filosofia
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tertium  non  datur,  espressione  lat.  che  significa non  è  ammessa  una  terza
          possibilità, con la quale nella filosofia si designa talora il « principio del terzo*
          escluso ».
          terzo uomo (ARGOMENTO DEL), celebre argomento di Aristotele contro la teoria delle

          idee  di  Platone.  L’argomento  afferma  che,  se  l’uomo  singolo  è  simile  all’uomo
          ideale,  ci  deve  essere  un terzo  uomo  che  funga  da  criterio  e  da  garanzia  della
          somiglianza. Ma fra questa nuova ipostasi e i primitivi elementi della relazione il
          problema  si  ripropone  allo  stesso  modo  e  si  apre  così  un  processo  all’infinito.
          L’argomento, che Aristotele nomina dandolo per noto, è riferito da Alessandro di
          Afrodisia anche in altre varianti.
          • Principio del terzo escluso, talvolta enunciato anche con la formula latina tertium

          non datur, principio logico che afferma che fra due opposti contraddittori non esiste
          una terza possibilità. Dato nella logica antica e medievale come implicito in quello
          di  non  contraddizione,  fu  introdotto  come  legge  autonoma  del  pensiero  da
          Baumgarten.  La  sua  validità  universale  non  è  ammessa  da  Kant,  mentre  da  alcuni
          logici moderni, in. particolare da Łukasiewicz e da Tarski, sono stati anche elaborati
          sistemi « a tre valori », nei quali, essendo posto fra il vero e il falso un terzo valore

          logico (per es. il possibile), il principio del terzo escluso non ha più alcun senso. Sul
          principio del terzo escluso si fondano le cosiddette « dimostrazioni per assurdo ».
          Nel  moderno  calcolo  (o  algebra)  delle  classi  il  principio  viene  proposto  in  una
          formulazione più generalizzata. Se alla classe K si aggiunge la sua complementare
          K’, costituita da tutti gli elementi non contenuti in K, si ottiene la classe universale di
          tali elementi: ogni elemento deve appartenere o a K o a K’ e tertium non datur.

          TETENS  (Johannes  Nikolaus),  filosofo  tedesco  (Tetenbüll  Holstein,  1736  -
          Copenaghen  1807).  Insegno  filosofia  e  matematica  a  Kiel.  La  sua  opera  più
          importante, le Ricerche filosofiche sulla natura umana e il suo sviluppo (1776), in
          due  volumi,  conosciuta  e  apprezzata  da  Kant,  contiene  una  indagine  sulle  facoltà
          psichiche  dell’uomo  condotta  con  spirito  antidogmatico  e  con  metodi  che

          preannunciano la psicologia sperimentale. Tetens ebbe interessi molto vari anche nel
          campo della matematica, della fisica e dell’economia.
          THYMÓS  (voce  gr.).  Nella  filosofia  di  Platone,  una  delle  tre  parti  dell’anima.  (Il
          thymós, che Platone paragona a un leone, risiede nel cuore e costituisce la parte «
          irascibile  »  dell’anima,  quella  che  si  appassiona  per  ciò  che  la  parte  razionale
          ritiene vero e giusto: la sua virtù propria è il coraggio.)

          TICHISMO  (dal  gr. týchē, fortuna, caso). La concezione del mondo che ammette la
          casualità degli eventi. Il termine fu introdotto nel linguaggio filosofico dal pensatore
          americano C. S. Peirce ed è sin. del più comune CASUALISMO.

          TIEDEMANN (Dietrich), filosofo e psicologo tedesco (Bremervörde, Hannover, 1748
          -  Marburgo  1803).  Dopo  aver  studiato  a  Gottinga,  insegnò  filosofia  a  Marburgo
          (1786). Polemizzò contro Kant, prima accostandosi alle posizioni di Wolff e poi a
          quelle di Locke. È ricordato soprattutto come storico della filosofia e come pioniere
          della  psicologia  dell’infanzia.  Opere  principali: Tentativo  di  delucidazione
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