Page 830 - Dizionario di Filosofia
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Magno,  e  nel  cui  insegnamento  la  Chiesa  cattolica  riconobbe  successivamente

          l’esposizione  più  chiara  e  completa  delle  proprie  verità;  e  quella  francescana,  di
          tendenza mistica e platonica, culminante in san Bonaventura e Duns Scoto.
          La  Riforma  protestante,  iniziata  da  un  agostiniano  come  Lutero,  favorì  per
          contraccolpo  le  tendenze  tomistiche  nella  teologia  cattolica,  che  peraltro  si  vide
          impegnata nella definizione, in senso controversistico (Bellarmino), delle verità e
          dei  dogmi  messi  in  discussione  dai  protestanti:  fonti  della  Rivelazione,  Grazia  e

          libero  arbitrio,  sacramenti.  Nascevano  nuove  scuole  teologiche,  come  quella
          gesuitica  (Molina),  che  poneva  l’accento  sulla  libertà  umana,  rispetto  al  rigido
          predestinazionismo dei protestanti.
          Mentre  infuriavano  nei  secc. XVII  e XVIII le grandi dispute ecclesiologiche e sulla
          Grazia, provocate dal sorgere del giansenismo e dalla contrapposizione tra le scuole
          agostiniane,  tomiste  e  gesuitiche,  assunse  particolare  rilievo  la  teologia  morale
          (culminante  nell’opera  di  Alfonso  M.  de’  Liguori)  e  ancor prima  la  teologia

          spirituale dei grandi mistici spagnoli e francesi, che rifuggivano dalla sistematicità
          razionalistica delle scuole. Una nuova ricchezza di elaborazione teologica vide il XIX
          sec., parallelamente alla fioritura della cultura romantica e alla rinascita religiosa
          successiva  alla  Rivoluzione  francese.  Sotto  l’influsso  delle  moderne  tendenze
          filosofiche  e  storiche  si  svilupparono  nuove  scuole,  che  suscitarono  i  sospetti  di
          Roma: il tradizionalismo, l’ontologismo, il rosminianesimo; soprattutto rinacque la

          teologia  positiva  e  storica,  con  Möhler,  Migne,  Hefele,  e  sorse  la  teoria  dello
          sviluppo estrinseco dei dogmi, con  Newman.  La seconda metà del secolo fu però
          caratterizzata  dal  ritorno  a  san  Tommaso  e  alla  scolastica  (neotomismo  e
          neoscolastica).
          Proprio  contro  la  neoscolastica  si  schierò  invece  quel  complesso  tentativo  di
          rinnovare  la  teologia  cattolica  secondo  più  moderne  tendenze  filosofiche,
          scientifiche, storiche, che prese il nome di modernismo e che venne condannato dalla

          Chiesa  (enciclica Pascendi,  1907).  La  polemica  sul  modernismo  all’inizio  del XX
          sec.  sembrò  per  qualche  tempo  ostacolare  le  esigenze  di  novità  anche  in  campo
          teologico: ma le tragiche vicende storiche in cui si trovarono coinvolti i cristiani di
          questo secolo, i più stretti rapporti con altre confessioni (movimento ecumenico) e
          con il cristianesimo orientale, l’impetuoso sviluppo dell’esegesi biblica, la gravità

          dei problemi sociali contemporanei, l’imporsi della scienza e della tecnica a tutti i
          livelli,  hanno  condizionato  altri  rinnovati  tentativi  di  reintegrare  in  una  visione
          teologica  più  attuale  le  verità  tradizionali  del  cattolicesimo.  Il  diretto  riferimento
          alle fonti scritturali e patristiche (H. de Lubac, Daniélou) ha permesso di superare
          l’intellettualismo e lo schematismo di certa tradizionale teologia, nutrendo le nuove
          correnti di una problematica spirituale più legata ai grandi temi del mondo moderno:
          evoluzione e storia, persona e società, esistenza e libertà. In Francia (Teilhard de
          Chardin, Congar), in Germania (Rahner), in Olanda (Schillebeeckx), si è venuta così

          preparando quella rinascita teologica che è sfociata in modo talora clamoroso nel
          concilio Vaticano II e in taluni documenti le cui arditezze innovatrici sarebbero state
          del tutto impensabili solo mezzo secolo fa (Nuovo catechismo olandese).
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