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TEODÒRO di Cirene, detto l’Ateo, in gr. Theódōros, filosofo greco vissuto fra il IV
          e il III sec. a.C. Discepolo di Aristippo il Giovane, fu con Egesia e con Anniceri uno
          dei rappresentanti più significativi della scuola cirenaica. Sarebbe stato bandito da
          Atene  per  il  suo  atteggiamento  irriverente  verso  la  religione.  La  tradizione  gli
          attribuisce un’opera Sugli dei, di ispirazione ateistica, della quale non ci è pervenuto
          nulla. Diogene Laerzio riferisce anche la sua dottrina etica, fondata sul concetto che

          l’uomo non deve tendere al piacere momentaneo, ma all’equilibrio e ai giusto mezzo.
          È probabile che da essa abbia attinto Epicuro.
          TEOFRASTO, in gr. Theóphrastos, filosofo e scienziato greco (Ereso, isola di Lesbo,
          371 a.C. circa - Atene 288 circa). Il suo vero nome era Týrtamos e sarebbe stato
          Aristotele  a  mutarlo  in  «  Teofrasto  »  («  Il  divino  parlatore  »).  Dopo  aver  forse

          seguito  per  qualche  tempo  le  lezioni  di  Platone,  entrò  nel  Liceo  e  assunse  la
          direzione della scuola nel 322, quando Aristotele dovette rifugiarsi a Calcide. Fra il
          317 e il 307 esercitò anche una certa influenza politica in Atene, come consigliere
          del governatore Demetrio di Falero. Della sua vasta produzione (Diogene Laerzio ci
          ha tramandato un elenco di 240 titoli), sono rimasti per intero la Storia delle piante,
          l e Cause delle piante  e  i  celebri Caratteri*;  tra  i  frammenti  più  importanti  sono

          quello della Metafisica e quello intitolato Sulle sensazioni. Teofrasto è la figura più
          rappresentativa  dell’orientamento  scientifico  e  antimetafisico  del  primo
          aristotelismo:  tipici  sono  il  suo  atteggiamento  antifinalistico,  il  suo  gusto  per  la
          ricerca concreta e per la raccolta sistematica dei dati, la sua elaborazione di una
          logica più duttile e aperta. I Caratteri, applicazione del metodo empirico-descrittivo
          alla  realtà  etica  e  psicologica,  ebbero,  soprattutto  dopo  la  traduzione  francese  di
          Jean de La Bruyère (1688), una straordinaria fortuna nella cultura europea.

          Bibliogr.: Opera quae supersunt omnia, a cura di F. Wimmer, Francoforte 1964; G.
          M. Stratton, Theophrastus and the greek physiological psychology before Aristotle:
          de sensu et sensibitlbus, Amsterdam 1964; su  T.:  I.  M.  Bochenski, La logique de
          Théophraste,  Friburgo 1947;  R.  Stark, La definizione teofrastea della retorica, «

          Maia », 1958; P. Steinmetz, Die Physik des Theophrastos von Eresos, Bad Homburg
          1964;  G.  Movia, Anima  e  intelletto;  ricerche  sulla  psicologia  peripatetica  da
          Teofrasto a Cratippo, Padova 1968.
          TEOLOGÌA  (gr. theós,  dio  e lògos,  discorso).  Il  discorso  teologico,  immanente  in
          ogni  prassi  religiosa,  tende  a  svilupparsi  specialmente  nelle  religioni  fondate  e

          rivelate,  con  riferimento  appunto  alle  dottrine  «  rivelate  »  e  spesso  come
          conseguenza di dispute e disaccordi nella loro interpretazione. Per gli antichi Greci
          l a teologia  tende  a  contrapporsi  alla  filosofia  e  alla  «  fisiologia  »,  cioè  alle
          spiegazioni naturali e razionali del mondo. In Aristotele la teologia è la parte della
          metafisica che tratta della « causa prima ».
          • Teologia cattolica. Il termine teologia tardò a entrare nella tradizione cristiana per

          le  sue  origini  profane  e  filosofiche.  A  partire  dal III  sec.  fu  accolto  nel  pensiero
          cristiano orientale; nella Chiesa d’Occidente, invece, di teologia nel senso moderno,
          come  scienza  sistematica  sulla  divinità,  parlò  per  primo,  in  pieno  medioevo,
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