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Delle opere di quest’ultimo fu anche editore. Opere principali: Ricerche platoniche

          (1876), L’eresia  nel  Medio  Evo  (1884), Giordano  Bruno  (1886), F.  Nietzsche
          (1897), Studi francescani (1900), Studi indiani (1909).
          TOLAND  (John),  libero  pensatore  e  filosofo  irlandese  (Redcastle  presso
          Londonderry, 1670 - Putney, Londra, 1722). Figlio di genitori cattolici, si convertì

          nell’adolescenza all’anglicanesimo. Dopo aver studiato a Glasgow e a Edimburgo,
          visse  per  qualche  tempo  a  Oxford  (1694-1696).  Qui  compose  e  pubblicò  la  sua
          opera più famosa, l’ispirazione razionalistica e deistica della quale è chiaramente
          annunciata dal lungo titolo: Cristianesimo non misterioso, trattato che mostra come
          non ci sia nulla nel Vangelo di contrario alla ragione, né di superiore a essa, e
          come nessuna dottrina cristiana possa essere propriamente chiamata un mistero
          (1696). Dopo la condanna del libro Toland visse per qualche tempo nascosto e si

          gettò poi nell’attività politica, facendosi sostenitore del liberalismo dei whigs. Nel
          1701 fu ad Hannover con compiti diplomatici ed ebbe modo di conoscere Leibniz.
          Negli  ultimi  anni  della  sua  vita  compose  numerose  opere  di  carattere  storico  e
          filosofico in cui riaffermava il proprio razionalismo naturalista e anticlericale che
          influenzarono gli illuministi francesi: Lettere a Serena (1704), dedicata alla regina
          Sofia  Carlotta  di  Prussia, Adeisideimon  (1709), Nazarenus  (1718), Pantheisticon

          (1720).
          Bibliogr.: A collection of several pieces of mr. John Toland, 2 voll., Londra 1747;
          in italiano: Toland e i liberi pensatori del ‘700, a cura di C. Giuntini, Firenze 1974;
          su  T.:  H.  Heinemann, John  Toland  and  the  age  of  enlightenment,  «  Review  of
          english studies », 1944; P. Casini, John Toland e l’attività della materia, « Rivista

          critica  di  storia  della  filosofia  »,  1967;  M.  C.  Jacob, John  Toland  and  the
          newtonian ideology, « Journal of the Warburg and Courtauld institutes », 1969.
          TOMASIO  (Cristiano),  italianizzazione  (dal  lat. Christianus  Thomasius)  del  nome
          del giurista tedesco Christian THOMAS (Lipsia 1655 - Halle 1728). Addottoratosi in

          filosofia nel 1672, studiò diritto a Francoforte sull’Oder fino al 1679. Avvocato e
          libero  docente  nella  sua  città,  di  temperamento  liberale,  a  causa  di  controversie
          politiche  e  accademiche  dovette  lasciarla  e,  chiamato  dal  principe  Federico  di
          Brandeburgo,  raggiunse  nel  1694  Halle,  dove  divenne  preside  della  facoltà  di
          giurisprudenza  e  poi  rettore  dell’università,  spaziando  dalla  filosofia  del  diritto
          (della quale è ritenuto il fondatore) alla storia del diritto romano e germanico, al
          diritto  civile,  penale,  costituzionale.  Fu  uno  dei  più  notevoli  esponenti  della

          tradizione  giuridica  evangelica:  si  batté  contro  la  tortura  (De  tortura  e  foris
          christianorum  proscribenda,  1705)  e  la  credenza  nella  stregoneria  (De  crimine
          magiae,  1701  e De originibus processus inquisitorii contra sagas, 1712).  Tra le
          sue  opere: Institutiones  iurisprudentiae  divinae  (1688), An  haeresis  sit  crimen
          (1697), De iure principis circa haereticos  (1697), Fundamenta iuris naturae ac
          gentium (1705).

          TOMISMO.  Le  dottrine  filosofiche  e  teologiche  di  san  Tommaso  d’Aquino  furono
          oggetto di contestazione e di polemica da parte dei teologi della fine del XIII sec. e
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