Page 83 - Dizionario di Filosofia
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determinate  verità,  quali  l’esistenza  e  gli  attributi  di  Dio,  prescindendo  dalla

          rivelazione. Senza dubbio egli afferma il primato della fede sulla ragione (credo ut
          intelligam), e considera l’approfondimento razionale come coronamento della fede
          (fides quaerens intellectum); tuttavia insiste sul dovere di comprendere ciò che si
          crede: « Non far passare la fede in primo luogo — scrive — è presunzione; ma non
          far appello in seguito alla ragione è negligenza ». Per dimostrare l’esistenza di Dio,
          Anseimo nell’opera intitolata Monologium espone argomenti molteplici, tutti fondati

          sul  presupposto  dell’ordine  gerarchico  di  perfezione  presente  nell’universo  e
          sull’idea che tutto ciò che gode di un grado maggiore o minore di perfezione deve
          partecipare  necessariamente  della  perfezione  assoluta.  Tale  dottrina  deriva  dal
          realismo  platonico  delle  essenze,  appreso  attraverso  sant’Agostino;  sullo  stesso
          principio si fonda anche la celebre prova a priori dell’esistenza di Dio, contenuta
          nell’opera Proslogium, che verrà chiamata da Kant argomento « ontologico » (noi
          abbiamo  l’idea  di  un  essere  perfetto;  la  perfezione  assoluta  implica  l’esistenza;

          quindi l’essere perfetto esiste). Alle obiezioni mosse da Gaunilone a tale argomento
          nel Liber pro insipiente, Anseimo rispose nel Liber apologeticus ad insipientem, in
          cui fa ricorso alla fede.  Sulla stessa concezione realistica delle essenze è fondata
          anche, in teologia, la dottrina trinitaria di Anseimo, che combatte il nominalismo di
          Roscellino.

          Bibliogr.: Edizione critica delle opere a cura di F. S. Schmitt, voll. 5, Roma, Lipsia,
          Edimburgo, Londra 1938-1951. In italiano: Opere filosofiche a cura di C. Ottaviano,
          Lanciano  1928;  una  scelta,  a  cura  di  G.  Sandri,  Padova  1959;  su  A.:  A.  Koyré,
          L’idée de  Dieu dans la philosophie de  S.  Anselme,  Parigi  1923;  K.  Barth, Fides
          quaerens intellectum, Monaco 1931; S. Vanni Rovighi, S. Anseimo e la filosofia del
          secolo XI, Milano 1949.

          ANSELMO di Besate, filosofo italiano della prima metà dell’XI sec., soprannominato
          il Peripatetico. Studiò a Parma con il filosofo Drogone e viaggiò instancabilmente
          tra le scuole d’Italia, di Francia e di Germania, insegnando la tecnica dialettica. Nel

          suo insegnamento si compiacque di bizzarrie dialettiche, di sofismi e di cavillosità:
          negò il valore del principio di contraddizione, suscitando forti reazioni tra i teologi.
          La sua principale opera è la Rhetorimachia (1048 circa).
          Bibliogr.:  E.  Dümmler, Anselm der  Peripatetiker,  Halle  1872;  J.  A.  Endres, Die
          Dialektiker und ihre Gegner im elften Jahrhundert, « Philosophisches Jahrbuch »,
          1906.

          ANTECEDENTE.  In  logica,  prima  parte  di  un  entimema,  ovvero  di  un  sillogismo
          ridotto  a  due  proposizioni,  correlativo  a conseguente,  che  costituisce  la  seconda
          proposizione. (Es.: Tutti i mammiferi sono vivipari, dunque la balena è vivipara. In
          questo caso la minore, la balena è un mammifero, è sottintesa. Ma se l’entimema si

          riduce  alla  minore  e  alla  conseguenza,  la  minore  diventa antecedente:  Io  penso,
          dunque sono. Qui la maggiore è tutto ciò che pensa è ed è sottintesa.) • Nella logica
          delle scienze indica un fatto che ne precede un altro in modo più o meno costante.
          ANTEPREDICAMENTI. Nella filosofia medievale, le nozioni logiche la cui trattazione
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