Page 816 - Dizionario di Filosofia
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Bibliogr.:  R.  de  Scorraille, François  Suarez, de la  Compagnie de  Jésus, 2 voll.,
          Parigi 1912-1913; H. Rommen, Die Staatslehre des Franz Suarez, Monaco 1926; J.
          Brown-Scott, Suarez and the international community, Washington 1953.
          SUBALTERNAZIÓNE.  Nella  logica  formale,  la  dipendenza  di  una  proposizione
          particolare  rispetto  alla  universale  costruita  con  i  medesimi  termini.  (Esempio:  «

          Alcuni uomini sono mortali » e « Tutti gli uomini sono mortali ».)
          SUBALTERNO. Nella logica formale opposizione subalterna, il rapporto che sussiste
          tra  due  proposizioni  legate  da  subaltemazione*.  • Proposizioni  subalterne,
          l’universale  e  la  particolare  composte  degli  stessi  termini.  (Più  correttamente,
          l’universale è chiamata subalternante, la particolare subalternata.)

          SUBCONTRARIO.  Nel  linguaggio  della  logica  formale,  si  dice  di  due  proposizioni
          particolari,  una  affermativa  e  l’altra  negativa,  composte  dei  medesimi  termini.
          (Esempio: « Alcuni rettili sono velenosi » e « Alcuni rettili non sono velenosi ».)
          SUBLIME. La nozione del sublime (in gr. hýpsos, altezza) come di qualità dell’opera

          d’arte (e particolarmente letteraria) capace di « innalzare », di « elevare » l’animo
          ha la sua origine nell’antichità classica. Essa fu riportata all’attenzione dell’estetica
          moderna  dalla  pubblicazione,  avvenuta  in  età  rinascimentale,  del Trattato  del
          sublime*,  a  lungo  attribuito  a  Cassio  Longino.  Tale  opera  diede  un  importante
          contributo nel XVIII sec. al processo di liberazione dalla concezione formalistica del
          bello.  La  categoria  del  sublime  venne  individuata  dalla  cultura  preromantica  e
          romantica  anche  per  sottolineare  in  senso  antiedonistico  l’elevatezza  e  la  nobile

          esaltazione proprie dell’esperienza estetica. Le dimensioni sterminate, l’oscurità, il
          profondo  silenzio,  l’orrido,  le  forze  naturali  scatenate  suscitano  il  sentimento  del
          sublime,  che  a  differenza  di  quello  del  bello  non  emerge  da  una  contemplazione
          distaccata e non è accompagnato da un piacere disinteressato. Da Burke a Kant, a
          Schiller,  a  Schelling,  a  Hegel,  a  Schopenhauer  questi  temi  vengono  variamente
          sviluppati e approfonditi. In particolare per Kant il sentimento del sublime (in ted.

          das Erhabene), sia che sorga dinanzi all’infinità quantitativa (sublime matematico),
          sia  che  si  accenda  allo  spettacolo  delle  forze  travolgenti  della  natura  (sublime
          dinamico),  conferma  per  via  non  razionale  la  superiore  dignità  dell’uomo  e
          l’impossibilità per esso di chiudersi nei limiti dell’ordine fenomenico. Nel pensiero
          postromantico  la  categoria  del  sublime  ha  perduto  a  poco  a  poco  diritto  di
          cittadinanza, con l’erosione del titanismo che l’accompagnava e con la risoluzione in
          forme  più  coerenti  dell’esigenza  di  rendere  ragione  del  valore  morale

          dell’esperienza estetica.
          Bibliogr.:  Per  uno  studio  di  questo  concetto,  con  ricca  bibliografia,  vedi:  S.  H.
          Monk, The sublime, Ann Arbor 1960.

          SUBORDINAZIONE. Nella logica formale, la relazione che sussiste fra le specie e il
          genere a cui la specie appartiene.
          sub specie aeternitatis, loc. lat. che significa sotto l’aspetto dell’eternità. Derivata
          dalla filosofia scolastica, essa è stata ed è tuttora molto usata nel linguaggio della
          metafisica  e  della  teologia,  e  anche  in  quello  comune,  per  indicare  una
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