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pseudopsicoanalitiche.  Ma  la  linguistica  generale  suggerisce  che  una  opposizione

          particolare ha senso solo se messa in relazione con il sistema di tutte le opposizioni:
          lo  zio  è  tale  soltanto  in  quanto  è  fratello  della  madre  e  cognato  del  padre;  la
          relazione tra lo zio e il nipote deve perciò essere vista nell’ambito dei rapporti che
          esistono  tra  tutti  quei  termini:  relazione  padre-figlio,  suocero  e  cognato,  madre-
          figlio,  padre  e  sorella.  Siamo  dunque  di  fronte  a  un  sistema  che  i  dati  empirici
          dell’etnografia mostrano realizzato effettivamente in varie società all’interno di un

          campo di possibilità più o meno vasto, esattamente come le lingue realizzano una
          scelta entro le possibilità offerte dal codice. Gli studi di C. Lévi-Strauss mostrano
          come i vari tipi di relazioni familiari presuppongano una legge « universale » che è
          la proibizione dell’incesto.  Le varie società organizzano i loro scambi sessuali in
          funzione  di  tale  imperativo  realizzando  un  certo  numero  delle  combinazioni
          teoricamente  prevedibili.  Queste  ricerche  aprono  prospettive  di  grande  fecondità
          anche nel campo dell’analisi del mito, dell’analisi dei fatti economici e di quella del

          folclore,  come  già  avevano  dimostrato  soprattutto  gli  studi  del  russo  V.  J.  Propp
          sulla struttura della fiaba.
          Bibliogr.:  Ci  limitiamo  a  indicare,  in  relazione  a  un  concetto  così  ampio  e  così
          variamente  applicato,  alcuni  studi  che  possono  costituire  una  utile  introduzione

          all’approfondimento dei concetti propri alla tendenza strutturalistica: C. G. Lepschy,
          La linguistica strutturale,  Torino 1967;  S.  Timpanaro, Lo strutturalismo e i suoi
          successori,  in Sul  Materialismo,  Pisa  1970;  L.  Sève  e  M.  Godelier, Marxismo e
          strutturalismo, Torino 1970.
          STUART MILL (John), V. MILL (John STUART).

          SUÀREZ  (Francisco),  teologo  spagnolo,  detto Doctor  eximius  (Granata  1548  -
          Lisbona  1617).  Gesuita  (1564),  insegnò  filosofia  e  teologia  in  varie  università
          spagnole, e nel 1580 fu chiamato come professore al Collegio romano. Ritornato in
          Spagna,  insegnò  ancora  ad  Alcalá  (1585),  poi  a  Salamanca  (1593)  e  infine  a

          Coimbra (1597), dove la sua fama attrasse visitatori da tutto il mondo. Nel 1603-
          1606 fu di nuovo a Roma, per difendersi dalle accuse mosse alle sue dottrine sulla
          confessione. La sua opera immensa, frutto in massima parte del lungo insegnamento
          universitario,  si  presenta  come  un  ininterrotto  commentario  ad  Aristotele  e
          specialmente a san Tommaso. Sotto questa forma tradizionale egli venne elaborando
          nuovi metodi teologici, arricchiti dagli apporti della scuola scotista e nominalista,
          che  danno  al  suo  sistema  un  certo  carattere  di  eclettismo.  Alle Disputationes

          metaphysicae (1597) e ai Commentari sulla Somma di san Tommaso (1590-1603)
          fecero seguito una serie di trattati teologici, tra cui il De gratia e il De religione,
          pubblicati postumi.
          Nel De legibus (1612) e nella Defensio fidei catholicae (1613) Suárez elaborò tra
          l’altro una teoria di tipo contrattuale dell’autorità politica, vista come originalmente
          risiedente  nel  popolo  ed  esercitata  dai  magistrati  con  il  suo  consenso  tacito  o

          espresso:  teoria  che  assumeva  aspetti  antiassolutistici  e  preparava  il  terreno  alle
          moderne teorie democratiche.
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