Page 800 - Dizionario di Filosofia
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religiosa, aveva tutti i requisiti per divenire, e divenne di fatto, l’ideologia ufficiale

          dei ceti benpensanti inglesi nell’età vittoriana.
          Bibliogr.: Works, 21 voll., Londra 1884-1904; in italiano: I primi principi, Torino
          1921; Dalla libertà alla schiavitù,  Venezia  1945; Principi di sociologia, 2 voll.,
          Torino 1967; su S,: D. P. Bowne, The philosophy of Spencer, Nuova York 1874; R.

          Ardigò, Herbert Spencer e il positivismo, Torino 1884; E. Juvalta, La dottrina delle
          due etiche di  H.  Spencer e la morale come scienza,  Pavia  1904;  G.  Allievo, La
          psicologia di  H.  Spencer.  Studio espositivo-critico,  Torino 1913;  E. Asirvatham,
          Spencer’s theory of social justice,  Nuova York  1936;  J.  C,  Greene, The facts of
          consciousness  and  the  philosophy  of  H.  Spencer,  Madison  1962;  J.  Rumney, H.
          Spencer’s sociology. A study in the history of social theory, Nuova York 1966.

          SPENGLER (Oswald), filosofo tedesco (Blankenburg,  Magdeburgo, 1880 -  Monaco
          1936). Sotto l’influenza dell’irrazionalismo di Nietzsche e del relativismo storico di
          Dilthey elaborò una propria apocalittica teoria della storia, intesa biologisticamente
          come  successione  di  «  cicli  di  cultura  »  che  espose  nei  due  volumi  del Declino
          dell’Occidente*  (1918-1922),  la  sua  opera  principale,  accolta  da  un  successo

          travolgente. Fu autore altresì di numerosi scritti politici, in cui auspicava un tipo di
          gestione dello Stato assai affine a quella che fu poi propria del nazionalsocialismo
          (potere  militare,  superiorità  della  «  razza  bianca  »,  ruolo  predominante  della
          Germania, ecc.): Prussianesimo e socialismo (1919), Doveri politici della gioventù
          tedesca  (1924), Ricostruzione  dello  Stato  tedesco  (1924), L’uomo  e  la  tecnica
          (1931), ecc.

          Bibliogr.: In italiano: Il tramonto dell’Occidente, a cura di J. Evola, Milano 1973;
          su  S.:  J.  Huizinga, La crisi della civiltà,  Torino  1938;  E.  Cassirer; Il  mito  dello
          Stato, Milano 1950; G. Lukács, La distruzione della ragione, Torino 1959; P. Rossi,
          Lo storicismo tedesco contemporaneo, Torino 1971.

          SPERIMENTALE (METODO). L’impiego sistematico della sperimentazione è senz’altro
          caratteristico  della  scienza  moderna.  L’antichità  classica  non  ebbe  coscienza  del
          valore risolutivo dello sperimentare; in seguito gli alchimisti, apparentemente molto
          aperti al provare e al verificare, furono per lo più fuorviati dall’arbitrarietà delle
          ipotesi  di  partenza  e  dalla  lettura  tendenziosa  dei  risultati.  Sul  piano  teorico  la
          funzione  specifica  della  sperimentazione  è  individuata  da  Bacone  nel Novum
          Organum Scientiarum*, là dove l’osservazione casuale è distinta dalla experientia

          literata,  cioè  dall’esperimento  propriamente  detto,  che  presuppone  un’ipotesi  da
          verificare  ed  esperienze  predisposte  a  tale  scopo.  Nella  «  Casa  di  Salomone  »
          descritta dallo stesso Bacone nella Nuova Atlantide* esistono gabinetti ottici, dove
          si fanno « ogni sorta di esperimenti sulla luce e le sue radiazioni e i suoi colori », e
          persino  «  case  dei  profumi  »,  dove  la  sperimentazione  è  rivolta  ai  fenomeni
          dell’odorato e del gusto. Galileo muove dalla trascrizione quantitativa (« misura »)

          dei fenomeni osservati e passa poi alla formulazione di una ipotesi provvisoria. Ma
          la fase cruciale del metodo è per lui quella della verifica o « cimento ». E poiché la
          natura non è sempre disposta a fornire spontaneamente le occasioni della desiderata
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