Page 805 - Dizionario di Filosofia
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pensiero ha preso le mosse dall’identità attualistica di filosofia e vita e di filosofia e

          scienza.  In  questa  prospettiva  il  fallimento  del  programma  corporativistico  del
          periodo  pisano,  inteso  come  un  tentativo  di  immettere  nell’ideologia  fascista  le
          esigenze  del  collettivismo  e  di  realizzare  nell’impegno  politico  la  pienezza
          dell’immanentismo attualistico, fece maturare il problematicismo* del filosofo. Ogni
          filosofia è intrinsecamente contraddittoria e gli atteggiamenti meno incoerenti sono
          quelli della « vita come ricerca » e della « vita come arte », cioè come fruizione

          appagante dell’immediato. L’antidogmatismo implica d’altra parte una comprensione
          tollerante della diversità degli altri e l’aspirazione a un’unità più profonda (« la vita
          come amore ») e non esclude né combatte nulla, riconoscendo la positività di tutta
          l‘esistenza  («  onnicentrismo  »).  Opere  principali: I  fondamenti  dell’economìa
          corporativa  (1932), Scienza e filosofia  (1933), La vita come ricerca  (1937), La
          vita  come  arte  (1941), Il  problematicismo  (1948), La  vita  come  amore  (1953),
          Cristianesimo e comunismo (1958), Critica dell’estetica (1964), Nuovo umanesimo

          (1964), Il comunismo (1965), Dal mito alla scienza (1966), G. Gentile (1969).
          SPIRITUALISMO. Denominazione riferibile a ogni dottrina che attribuisca una realtà
          privilegiata allo spirito. Il termine ha acquistato attraverso V. Cousin il significato
          corrente  di  dottrina  filosofica  che,  riconoscendo  valore  eminente  e  talvolta  realtà

          addirittura  esclusiva  alla  coscienza,  o  spirito,  è  caratterizzata  sul  piano
          metodologico  dalla  preferenza  per  la  via  del  ripiegamento  su  se  stesso  e
          dell’introspezione.  Nella  storia  della  filosofia  francese  quello  spiritualistico  è
          l’indirizzo dominante, a partire dal quotidiano interrogarsi di Montaigne, attraverso
          Cartesio, Malebranche e Pascal fino a Maine de Biran, Renouvier, Bergson, Blondel,
          Le  Senne,  Lavelle,  ecc.  In  Italia  lo  spiritualismo  ha  i  suoi  classici  nei  pensatori
          dell’età risorgimentale, da Galluppi a Rosmini, a Gioberti e allo stesso Mazzini, e i
          suoi  epigoni  in  numerosi  pensatori  contemporanei  (Carlini,  Guzzo,  Stefanini,

          Sciacca, Battaglia, ecc.). Nel pensiero tedesco un esempio può essere considerato il
          monadismo di  Leibniz, ripreso nell’Ottocento dal  Lotze, il quale ha avuto seguaci
          anche in altre culture filosofiche. L’immaterialismo di Berkeley, fiorito dall’innesto
          sulla gnoseologia empiristica di preoccupazioni di apologetica religiosa, costituisce
          la  manifestazione  più  significativa  dello  spiritualismo  in  Inghilterra.  Il  quadro

          sommariamente delineato dà un’idea della varietà delle prospettive filosofiche che
          sono  ritenute  compatibili  con  la  posizione  spiritualistica.  L’identità  va  perciò
          ricercata, più che in un’inesistente uniformità di dottrine, in una certa comunità di
          atteggiamenti e di tendenze: la subordinazione del mondo esterno alla coscienza e ai
          suoi problemi; la svalutazione del sapere scientifico; il rifiuto dell’immanentismo in
          nome della trascendenza; la ripresa con molteplici variazioni del tema agostiniano
          dell’interiorità;  la  conseguente  accettazione  di  tutti  i  motivi  fondamentali  della

          tradizione cristiana, assunti e rigiustificati dall’intemo.
          SPONTANEITÀ.  Il  termine  è  stato  introdotto  nel  linguaggio  filosofico  moderno  da
          Leibniz.  Esso  indica  la  qualità  di  quegli  enti  e  di  quei  processi  che  sono
          caratterizzati  dall’autonomia  e  dall’autodeterminazione.  Kant  parla  di spontaneità
          del conoscere per mettere in rilievo che l’intelletto non è passivo e ricettivo, ma
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