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Newton  e  i  newtoniani  (in  particolare  S.  Clarke)  dall’altro  verte  appunto  sulla

          questione se lo spazio sia una qualità dei corpi, e quindi presupponga sempre questi
          per sussistere, o se abbia invece (il che a Leibniz pareva impensabile) una sua realtà
          autonoma  e  sostanziale.  L’opposta  nozione  dello  spazio  come  recipiente  o
          contenente, in parte riempito dal pieno della corporeità e in parte vuoto, ebbe la sua
          prima  formulazione  sistematica  nell’atomismo  greco  e  divenne  attraverso  Newton
          uno dei capisaldi della fìsica classica.

          La questione dell’oggettività o soggettività dello spazio si pone solo con la filosofia
          moderna, a partire da Hobbes. Per Platone e per Aristotele non c’è dubbio che lo
          spazio  costituisca  una  delle  componenti  dell’universo  fisico.  La  tesi  neoplatonica
          che  fa  dello  spazio  una  qualità  intrinseca  della  divinità  giunge  attraverso  il
          giudaismo alessandrino e la cabala fino a Spinoza, per il quale l’estensione è uno
          degli infiniti attributi della sostanza. Nella stessa concezione di Newton lo spazio è
          i l sensorium  di  Dio,  l’organo  mediante  il  quale  Dio  comunica  con  la  natura  e  le

          imprime il moto. Il carattere soggettivo della spazialità è al contrario una delle tesi
          caratteristiche dell’empirismo inglese: per Locke, e più nettamente per Berkeley e
          Hume,  lo  spazio  è  solo  un  concetto  di  origine  empirica,  un  modo  di  ordinare  le
          sensazioni, il risultato di un processo di astrazione, al quale non corrisponde nessuna
          rappresentazione (Berkeley dice che « spazio puro » è una formula verbale priva di
          ogni contenuto pensabile). Anche Leibniz del resto, affermando la riducibilità dello

          spazio  a  forma  del  reciproco  coesistere  dei  corpi  (ordo  coësistendi),  tende  a
          risolvere l’oggettività sostanziale in relazione. Kant rovescia la nozione empiristica
          dello  spazio  come  astrazione  e  garantisce  l’universalità  della  geometria  con  la
          dottrina  dello  spazio  come  intuizione  pura,  forma  trascendentale  della  conoscenza
          sensibile. Per Hegel lo spazio è quel momento della dialettica del reale nel quale
          l’esteriorità  si  manifesta  nella  sua  più  povera  ed  elementare  immediatezza.  Nella
          metafisica  di  Bergson  l’arresto  dello  slancio  vitale  e  la  momentanea  interruzione

          della tensione creativa dell’universo si traducono in primo luogo nell’« insorgere
          dell’estensione  ».  Un  tentativo  di  superare  o  di  eludere  la  questione  della
          soggettività  od  oggettività  dello  spazio  è  implicito  nell’indagine  fenomenologica
          (Husserl, Heidegger, Sartre, Merleau-Ponty, ecc.). Per Heidegger in particolare lo
          spazio  è  una  struttura  fondamentale  dell’esistente,  la  quale  esprime  il  rapporto  di

          questo con le cose, in quanto più o meno agevolmente disponibili e utilizzabili. È
          tuttavia evidente che la filosofia contemporanea, se si considera ancora competente
          ad affrontare il problema della natura dello spazio, deve tener conto nella sua ricerca
          dei  nuovi  termini  in  cui  la  questione  si  presenta  dopo  l’enunciazione  della  teoria
          della  relatività,  oltre  che  del  fatto  che  l’universo  fisico  non  incorpora  come
          spazialità  privilegiata  solo  quella  cosiddetta  euclidea,  ma  esige  in  certi  casi  per
          essere correttamente descritto il ricorso ad altri modelli.
          Secondo  Einstein  l’universo  piatto  è  un  universo  vuoto  e  privo  di  materia  e  di

          radiazione.  La  presenza  di  materia  introduce  una  curvatura  dello  spazio.  Nello
          spazio curvo i corpi in assenza di forze non gravitazionali percorrono la linea più
          diritta,  la  geodetica  (il  concetto  di  retta  può  essere  introdotto  solo  in  uno  spazio
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