Page 767 - Dizionario di Filosofia
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dall’Algarotti,  dal  Bettinelli,  dal  Beccaria,  da  P.  Verri.  Veicolo  principale  della

          diffusione  nella  penisola  del  pensiero  di  Condillac  furono  i  manuali  del  padre
          Soave. Anche il materialismo e il pessimismo di Leopardi si svilupparono su basi
          sensistiche.
          SENSO comune.  La  funzione  generale  del  sentire,  in  quanto  non  determinata  negli

          specifici organi di senso.
          L’espressione  greca koine áisthēsis,  ricalcata  nel  lat. sensus communis, indica in
          Aristotele  la  funzione  dell’anima  a  cui  bisogna  ascrivere  le  conoscenze  di  ordine
          sensibile non attribuibili a nessuno dei cinque organi di senso presi separatamente.
          Tali  funzioni  sono  il  «  sentire  di  sentire  »  e  la  percezione  di  contenuti  sensibili
          riferibili  a  più  organi  di senso  (i  cosiddetti  «  sensibili  comuni  »)  [V.  SENSIBILI].
          L’esistenza di questa particolare funzione dell’anima, ammessa anche dagli stoici, è

          riconosciuta dall’aristotelismo in tutto l’arco della sua storia.
          • Nell’accezione corrente di « modo di pensare della maggior parte degli uomini » la
          locuzione compare già in scrittori della latinità classica, per es. in Cicerone. Nella
          storia  della  filosofia  il  senso  comune  è  stato  talvolta  considerato  negativamente,
          come  il  sistema  delle  istituzioni  intellettuali  imposte  dalla  tradizione  legittima;
          talaltra è stato difeso come una sorta di deposito sacro della sapienza del genere

          umano:  un  tale  valore  è  riconosciuto  a  esso  segnatamente  dalla  scuola  scozzese*,
          detta perciò anche « scuola del senso comune ».
          SENTIMENTO.  Stato  affettivo  complesso  derivante  dalla  combinazione  di  elementi
          emotivi  e  immaginativi,  più  o  meno  chiaro,  stabile,  che  persiste  in  assenza  di
          qualsiasi  stimolo.  I  fattori  determinanti  un  sentimento,  fenomeno  più  persistente
          dell’emozione e meno intenso della passione, possono essere di ordine intellettuale,

          morale o affettivo, come nel caso dei sentimenti estetici e religiosi, della simpatia,
          dell’ammirazione, del risentimento, ecc.
          I sentimenti, fenomeni psichici coscienti che colorano affettivamente le percezioni e
          influenzano  il  comportamento  individuale,  sono  legati  alle  tendenze  profonde  del
          soggetto,  ovvero  alle  pulsioni  e  ai  desideri,  soddisfatti  o  frustrati.  Secondo  la

          psicoanalisi esistono sentimenti di colpa, di aggressività, di inferiorità, ecc., che in
          realtà  sono  reazioni  emozionali  subconsce  a  cui  l’individuo  non  permette  di
          esprimersi  liberamente  e  che  si  manifestano  con  meccanismi  sostitutivi  come  la
          depressione (invece, della collera) o con altri sintomi nevrotici o psicosomatici.
          • Morale del sentimento o sentimentalismo morale, formule con le quali si indicano
          sinteticamente  tutte  le  dottrine  etiche  che  pongono  il  fondamento  della  condotta
          morale in un sentimento (come l’amore, la simpatia e simili) e non in un principio
          razionale  o  nell’ossequio  alla  volontà  divina.  La morale del sentimento  ha  avuto

          manifestazioni di particolare rilievo nella filosofia inglese del XVIII sec., attraverso
          le  dottrine  di  Shaftesbury,  Hutcheson,  Hume,  Hartley,  A.  Smith.  Anche  Jacobi,
          Schopenhauer  e  Comte  attribuirono  in  seguito  al  sentimento  una  funzione
          preponderante nella determinazione delle scelte etiche. Resta classica la critica al
          sentimentalismo morale condotta da Kant nella Critica della ragion pratica.

          SESTO  di  Cheronèa,  filosofo  stoico  (II  sec.  d.C.).  Nipote  di  Plutarco  e  uno  dei
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