Page 766 - Dizionario di Filosofia
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natura  esclusivamente  una  «  affezione  »  dell’io,  mentre  il  riferimento  della

          modificazione  a  un  oggetto,  con  il  quale  ha  inizio  l’attività  conoscitiva  vera  e
          propria, viene designato di solito con il termine di « percezione ». La sensazione è
          assunta così come contenuto elementare dell’io, come atomo irriducibile del mondo
          coscienziale e il tipo di problematica che la concerne è di ordine psicologico, più
          che  gnoseologico-ontologico.  Questa  delimitazione  del  significato  del  termine  ha
          prevalso nella filosofia moderna, peraltro con molte eccezioni (Locke afferma, per

          es., che la sensazione ci fa certi dell’esistenza del mondo esterno, come l’intuizione
          di quella di noi stessi e la dimostrazione di quella di Dio). Il sensismo* è il tentativo
          rimasto  esemplare  di  costruire,  sulla  sola  base  della  sensazione  assunta  come
          elemento ultimo irriducibile, tutti i contenuti e le facoltà dell’io. Anche il posteriore
          associazionismo*  della  psicologia  positivistica  muove  dal  presupposto  della
          sensazione  come  atomo  indecomponibile,  fondamento  di  tutte  le  possibili
          combinazioni  dell’universo  psichico.  La  psicologia  contemporanea  rifiuta  tanto

          l’associazionismo  quanto  la  distinzione  della  sensazione  dalla  percezione:  nella
          realtà i cosiddetti dati sensibili si propongono sempre entro strutture oggettivamente
          costituite. (V. GESTALTISMO.)
          SENSÌBILI. Nella fenomenologia della sensazione di Aristotele sono sensibili propri

          quelli percepiti da un solo organo di senso: per es. il colore è un sensibile proprio
          della vista, il suono dell’udito, ecc. Aristotele spiega nel De anima che invece « un
          movimento si apprende tanto per mezzo del tatto, quanto per mezzo della vista »:
          perciò il movimento è un sensibile comune.
          SENSISMO.  Dottrina  filosofica  secondo  la  quale  tutte  le  conoscenze  si  riducono  a
          sensazioni e ogni funzione dell’io è il risultato di un processo di trasformazione delle

          sensazioni.  Il  termine  viene  riferito  nell’uso  più  corretto  solo  alle  dottrine
          gnoseologiche che fanno dei sensi l’unica fonte della conoscenza umana, e non a tutte
          quelle che affermano il fondamento empirico di essa. L’empirismo nega che vi siano
          idee innate, ma non esclude l’esistenza autonoma di altre fonti e funzioni conoscitive,
          accanto ai sensi propriamente detti: Locke, che spiega l’origine delle idee complesse
          e di quelle generali con l’attività dello spirito, non può essere definito un « sensista

          ». Se la gnoseologia di Hobbes offre già un esempio di sensismo rigoroso, è stato
          tuttavia Condillac a fornire il modello più semplificato e in un certo senso anche la
          verifica sperimentale della dottrina. Tutte le analisi del Trattato delle sensazioni*
          vogliono provare che non ci sono contenuti e facoltà dell’anima che richiedano, per
          essere  giustificati  nella  loro  genesi,  il  ricorso  a  funzioni  e  a  materiali  diversi  da
          quelli  offerti  dalle  sensazioni.  Il  desiderio,  l’attenzione,  la  memoria,  la
          comparazione, il giudizio e in una parola tutte le nostre operazioni intellettuali sono

          solo  «  sensazioni  trasformate  ».  La  costruzione  di  Condillac  incontrò  larghissimo
          favore  nella  cultura  illuministica:  il  materialismo  di  La  Mettrie,  d’Holbach,  di
          Helvétius poggia su basi sensistiche. In Italia non solo pensatori come il Genovesi, il
          Romagnosi, il Gioia, ecc., professarono il sensismo gnoseologico ed etico, ma, sotto
          l’influsso  della  nuova  filosofia,  nacque  anche  una  diversa  concezione  dei  fatti
          letterari  e  del  bello  in  generale.  Un’estetica  sensistica  fu  abbozzata  fra  gli  altri
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