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SEMINALE. Nella dottrina stoica, la ragione seminale (in gr. lógos spermatikós), la
ragione universale, considerata come causa e principio delle singole cose. Essa
contiene implicate in sé le qualità di tutti gli esseri, allo stesso modo in cui nel germe
è anticipato il futuro individuo vivente.
SEMIÒTICA o SEMIOLOGÌA. Scienza che « studia cose o proprietà di cose fungenti da
segni » (Ch. Morris). Il termine semiotica (era più usata in passato la forma
semeiotica) indica in medicina fin dall’antichità la scienza che valuta i sintomi delle
malattie. È stato Locke a introdurlo in filosofia per designare la scienza dei segni
linguistici. Nelle correnti della filosofia contemporanea che attribuiscono particolare
importanza all’analisi linguistica (neopositivismo, strumentalismo, ecc.) hanno finito
per prevalere gli usi terminologici fissati dal filosofo americano Ch. Morris. Se si dà
il nome di semiosi a ogni processo in cui qualcosa funziona da segno, le semiotica è
la scienza della semiosi. La semiotica si articola poi, a seconda che consideri
separatamente questo o quello degli elementi presenti in ogni processo di semiosi (v.
SEGNO), in: semantica, che studia le relazioni dei segni con gli oggetti cui sono
applicabili; pragmatica, che studia le relazioni dei segni con gli interpreti;
sintattica, che studia le relazioni di segni fra loro. La semiotica risponde a una
istanza già avanzata agli inizi del XX sec. da F. de Saussure, quella cioè di inserire la
linguistica nel contesto più vasto di una teoria generale dei sistemi di segni. Tale
esigenza rimase però allo stato teorico sino ai lavori di E. Buyssens (Linguaggio e
discorso), di Ch. Morris (Segni, linguaggio e comportamento), di R. Barthes
(Elementi di semiologia). ancora oggi, del resto, è forse opportuno parlare, più che
di una semiologia come disciplina autonoma, di una prospettiva semiologica nelle
scienze dell’uomo. Una ricerca semiologica infatti è giustificata in quanto ogni
attività umana è significante, in quanto l’uomo è un animai symbolicum: in ogni
forma di estrinsecazione dell’attività umana, che abbia una propria organizzazione, è
riconoscibile un aspetto di comunicazione a livello più o meno conscio. Compito
della semiologia è perciò quello di identificare, nelle varie sfere della
comunicazione, il « codice » che permette di trasmettere messaggi di natura più o
meno specifica, cioè più o meno traducibili in altri sistemi di comunicazione, tra cui
quello della lingua naturale, e più o meno autonomi rispetto a quest’ultima. Così, ad
esempio, il cinema possiede un proprio linguaggio: è possibile cioè trasmettere
determinati contenuti mediante le immagini di un film, mediante il suo ritmo, ecc., e
tali contenuti possono solo in parte essere tradotti in parole, mentre un film può
essere più o meno autonomo rispetto al linguaggio, e perciò richiedere o non
richiedere, in vari gradi, un commento parlato. La semiologia cerca inoltre di
stabilire le interazioni strutturali e perciò le leggi interne particolari e generali dei
vari sistemi significanti, in analogia più o meno spinta con i metodi e i postulati della
linguistica.
Bibliogr.: I. A. Richards e R. G. Ogden, Il significato del significato, Milano 1966;
R . Barthes, Elementi di semiologia, Torino 1966; A. J. Greimas, Modelli
semiologici, Urbino 1967; E. Garroni, Semiotica ed estetica, Bari 1968; P. Guiraud,
La semiologia, Roma 1971; J. Kristeva, Semeiotiké. Recherches pour une