Page 758 - Dizionario di Filosofia
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SCOTISMO. La dottrina filosofica e teologica di Duns* Scoto.
SCOTO o SCOTTO (Michele), V. MICHELE SCOTO.
SCOTO (John DUNS) [Scotus]. V. DUNS SCOTO (Giovanni).
SCOTO ERIÙGENA (Giovanni), filosofo irlandese (primo quindicennio del IX sec. -
870 circa). Rifugiatosi in Francia dalla natia Irlanda (Eriu, donde l’appellativo di
Eriugena) in seguito alle invasioni danesi della sua patria, fu accolto (intorno
al1’846-847) alla corte di Carlo il Calvo, dove divenne maestro nella scuola
palatina. Nell’850 prese parte alla controversia sulla predestinazione con uno scritto
(De praedestinatione) che suscitò le più vivaci reazioni per l’impostazione
nettamente razionalistica. Successivamente, per invito di Carlo il Calvo, intraprese
la traduzione degli scritti dello pseudo-Dionigi l’Areopagita e di altri autori greci (in
particolare Massimo il Confessore), i quali costituirono, insieme con Agostino e
Boezio, le principali fonti della sua più importante opera, De divisione naturae,
composta in forma di dialogo dal1’862 all’866. Con il termine « natura » Scoto
intende tutta la realtà e la distingue in quattro « specie » o « forme », che però non
sono parti di un tutto, ma soltanto momenti di un processo dialettico, attraverso il
quale la natura si svolge, passando dall’unità alla molteplicità, dall’universale agli
individui, e successivamente risale dall’individuale all’universale, risolvendo la
molteplicità nell’unità del tutto. Infatti la prima natura « che crea e non è creata » è
Dio, il quale è in se stesso inconoscibile, secondo l’istanza della teologia negativa,
che risale allo pseudo-Dionigi; la seconda natura « che è creata e crea » è costituita
dalle cause primordiali, che sono, secondo la tradizione platonica, gli archetipi delle
cose, il mondo intelligibile delle essenze universali, concepite da Scoto Eriugena
come la prima manifestazione di Dio, il primo atto della sua attività creatrice, anzi
come la vera creazione eterna di Dio, mentre il mondo materiale (owerossia la terza
natura, « che è creata e non crea ») viene concepito come una caduta e una
corruzione del mondo intelligibile, conseguenza del peccato originale. Questo mondo
tuttavia tende a tornare verso Dio il quale, in quanto viene concepito come il fine
ultimo di tutta la creazione. costituisce la quarta natura « che non crea e non è creata
». Scoto è il maggior filosofo dell’alto medioevo. I suoi scritti, nei quali talune
espressioni possono essere interpretate panteisticamente, vennero condannati nel
1225.
Bibliogr.: H. Bett, Johannes Scot Eriugena. A study in medieval philosophy,
Cambridge 1925; E. von Erhardt-Siebold, The astronomy of John Scot Eriugena,
Baltimora 1940; G. Bonafede, Saggi sul pensiero di Scoto Eriugena, Palermo 1950;
M. Dal Pra, Scoto Eriugena e il neoplatonismo medievale, Milano 1951; P.
Mazzarella, Il pensiero di Giovanni Scoto Eriugena, Padova 1957.
SCOZZESE (SCUOLA). Si dà questo nome a una scuola filosofica che, preparata da
Hutcheson e A. Smith, i quali tennero l’uno dopo l’altro la cattedra di filosofia
morale nell’università di Glasgow, fiorì nei secc. XVIII-XIX a partire da T. Reid.
Contro l’idealismo soggettivo e lo scetticismo, a garantire la solidità dei valori etici
fondamentali e il carattere oggettivo della conoscenza, viene chiamato in causa il «