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SCOTISMO. La dottrina filosofica e teologica di Duns* Scoto.

          SCOTO o SCOTTO (Michele), V. MICHELE SCOTO.
          SCOTO (John DUNS) [Scotus]. V. DUNS SCOTO (Giovanni).

          SCOTO ERIÙGENA (Giovanni), filosofo irlandese (primo quindicennio del IX sec. -
          870 circa). Rifugiatosi in Francia dalla natia Irlanda (Eriu, donde l’appellativo di
          Eriugena)  in  seguito  alle  invasioni  danesi  della  sua  patria,  fu  accolto  (intorno
          al1’846-847)  alla  corte  di  Carlo  il  Calvo,  dove  divenne  maestro  nella  scuola
          palatina. Nell’850 prese parte alla controversia sulla predestinazione con uno scritto

          (De  praedestinatione)  che  suscitò  le  più  vivaci  reazioni  per  l’impostazione
          nettamente razionalistica. Successivamente, per invito di Carlo il Calvo, intraprese
          la traduzione degli scritti dello pseudo-Dionigi l’Areopagita e di altri autori greci (in
          particolare  Massimo  il  Confessore),  i  quali  costituirono,  insieme  con  Agostino  e
          Boezio,  le  principali  fonti  della  sua  più  importante  opera, De  divisione  naturae,
          composta  in  forma  di  dialogo  dal1’862  all’866.  Con  il  termine  «  natura  »  Scoto

          intende tutta la realtà e la distingue in quattro « specie » o « forme », che però non
          sono parti di un tutto, ma soltanto momenti di un processo dialettico, attraverso il
          quale la natura si svolge, passando dall’unità alla molteplicità, dall’universale agli
          individui,  e  successivamente  risale  dall’individuale  all’universale,  risolvendo  la
          molteplicità nell’unità del tutto. Infatti la prima natura « che crea e non è creata » è
          Dio, il quale è in se stesso inconoscibile, secondo l’istanza della teologia negativa,
          che risale allo pseudo-Dionigi; la seconda natura « che è creata e crea » è costituita

          dalle cause primordiali, che sono, secondo la tradizione platonica, gli archetipi delle
          cose,  il  mondo  intelligibile  delle  essenze  universali,  concepite  da  Scoto  Eriugena
          come la prima manifestazione di Dio, il primo atto della sua attività creatrice, anzi
          come la vera creazione eterna di Dio, mentre il mondo materiale (owerossia la terza
          natura,  «  che  è  creata  e  non  crea  »)  viene  concepito  come  una  caduta  e  una
          corruzione del mondo intelligibile, conseguenza del peccato originale. Questo mondo

          tuttavia tende a tornare verso Dio il quale, in quanto viene concepito come il fine
          ultimo di tutta la creazione. costituisce la quarta natura « che non crea e non è creata
          ».  Scoto  è  il  maggior  filosofo  dell’alto  medioevo.  I  suoi  scritti,  nei  quali  talune
          espressioni  possono  essere  interpretate  panteisticamente,  vennero  condannati  nel
          1225.

          Bibliogr.:  H.  Bett, Johannes  Scot  Eriugena.  A  study  in  medieval  philosophy,
          Cambridge  1925;  E.  von  Erhardt-Siebold, The astronomy of  John  Scot  Eriugena,
          Baltimora 1940; G. Bonafede, Saggi sul pensiero di Scoto Eriugena, Palermo 1950;
          M.  Dal  Pra, Scoto  Eriugena  e  il  neoplatonismo  medievale,  Milano  1951;  P.
          Mazzarella, Il pensiero di Giovanni Scoto Eriugena, Padova 1957.

          SCOZZESE (SCUOLA).  Si  dà  questo  nome  a  una  scuola  filosofica  che,  preparata  da
          Hutcheson  e  A.  Smith,  i  quali  tennero  l’uno  dopo  l’altro  la  cattedra  di  filosofia
          morale  nell’università  di  Glasgow,  fiorì  nei  secc. XVIII-XIX  a  partire  da  T.  Reid.
          Contro l’idealismo soggettivo e lo scetticismo, a garantire la solidità dei valori etici
          fondamentali e il carattere oggettivo della conoscenza, viene chiamato in causa il «
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