Page 760 - Dizionario di Filosofia
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veicolo  segnico,  il designatum,  l’ interpretante  e  l’interprete.  Nel  caso  di  un

          viaggiatore  che  muti  itinerario  in  seguito  alla  lettera  di  un  amico,  la  lettera  è  il
          veicolo  segnico,  l’itinerario  è  il  designatum,  il  mutamento  è  l’interpretante  e  il
          viaggiatore l’interprete. (V. anche SEMIOTICA.)
          Bibliogr.:  Ch.  Morris, Lineamenti di una teoria dei segni,  Torino  1959;  U.  Eco,

          Segno, « Enciclopedia filosofica Isedi », Milano 1973.
          SELVAGGIO (MITO DEL BUON). Il mito di un uomo primitivo fondamentalmente buono
          perché semplice e naturale, non contaminato dai vizi della civiltà, sorse e maturò in
          Europa sulla base delle notizie pervenute a seguito delle prime scoperte geografiche.
          Potenziato  nell’ambito  della  rivalutazione  dell’idea  stessa  di  natura,  tipica  del
          pensiero dei secc. XV-XVI, fu patrimonio pressoché costante dei filosofi illuministi,

          quasi un simbolo della loro rivolta ai pregiudizi e alle storture della società « civile
          ». Se esso decadde nel XIX sec. sia in seguito alla rivalutazione delle storie nazionali
          operata  dal  Romanticismo,  sia  per  la  fiducia  nel  progresso  tipica  dell’età
          positivistica, non si può dire che sia morto, se si pensa a quali richiami (espressi,
          per es., nell’arte) ha ancora per l’alienazione dell’uomo moderno la naturalità dei
          primitivi.

          SEMÀNTICA. Ramo della linguistica che si occupa delle strutture del significato. Il
          termine (dal gr. sēmáinein, significare), introdotto nel 1883 dal linguista francese M.
          Bréal, ha soppiantato nell’uso il termine semasiologia che era stato proposto sin dal
          1839  dal  latinista  tedesco  Reisig  (Lezioni  di  linguistica  latina).  Già  Bréal
          assegnava  alla  semantica  il  compito  di  studiare  tutti  i  fenomeni  del  linguaggio  in
          quanto  manifestazioni  di  contenuti  del  pensiero  umano,  in  contrapposizione  allo

          studio  dei  fenomeni  linguistici  dal  punto  di  vista  fonetico:  tuttavia  egli  stesso
          (Saggio  di  semantica,  1897)  limitava  in  pratica  il  suo  compito  allo  studio
          dell’evoluzione dei significati delle parole. La concezione della semantica, rimasta a
          lungo  in  una  posizione  di  inferiorità  rispetto  alle  altre  branche  della  ricerca
          linguistica,  ha  subito  una  profonda  evoluzione  in  seguito  alla  formazione  delle

          dottrine strutturalistiche. Grazie a F. de Saussure e alla sua scuola, che introdussero
          la considerazione sincronica dei fatti linguistici, si è potuto assistere allo sviluppo di
          una semantica sincronica che studia i rapporti tra significanti e significati dal punto
          di vista delle loro reciproche interazioni, a fianco di una semantica diacronica che
          studia l’evoluzione del senso delle parole. In questa prospettiva i lavori di J. Trier,
          fondatore della teoria dei « campi semantici » (1931), di W. Porzig, di G. Stern, di
          H. Sperber e altri sui « campi associativi » hanno sostituito allo studio semantico di

          parole prese isolatamente quello di insiemi lessicali individuati su basi concettuali o
          facendo  riferimento  a  fenomeni  sociali.  Si  è  giunti  così  alla  concezione  di  una
          semantica  strutturale,  che  rende  possibile  una  spiegazione,  in  base  alla  dinamica
          interna del linguaggio, dei fatti di mutamento di significato, che comprendono anche i
          fatti di estensione o di restrizione del significato di un termine, la formazione di serie
          di  metafore,  fenomeni  cui  si  affiancano  quelli  di  eliminazione  di  omonimi,  di

          modificazioni  in  base  alla  «  etimologia  popolare  »,  di  costituzione  di  forme
          eufemistiche, ecc.
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