Page 772 - Dizionario di Filosofia
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modi validi mediante parole (barbara, celarent, cesare, ecc.), costruite attribuendo

          ad alcune vocali e consonanti la funzione di segni convenzionali.  Così, per es., «
          barbara » indica come valido il primo modo (B) della prima figura, composto da tre
          proposizioni universali affermative (le tre a del termine). I dubbi sulla effettiva forza
          probante  del  sillogismo  cominciarono  fin  dall’antichità  classica.  Gli  scettici,  in
          particolare Sesto Empirico, credettero di individuare nel ragionamento sillogistico
          un cosiddetto « circolo vizioso »: non si potrebbe affermare che « tutti » gli uomini

          sono mortali se non si sapesse già che lo è anche Socrate e quella che si presenta
          come una conclusione è in realtà già presupposta nella enunciazione della premessa.
          Nella filosofia e nella logica moderne il sillogismo ha da lungo tempo perduto la sua
          posizione privilegiata di modello tipico del ragionamento deduttivo, sia attraverso la
          critica dei presupposti gnoseologico-metafisici che sono alla base della costruzione
          aristotelica, sia attraverso l’individuazione di processi di connessione e di inferenza
          più  fondamentali  rispetto  a  quelli  di  implicazione-esclusione,  ai  quali

          sostanzialmente si riduce la deduzione sillogistica.
          Bibliogr.: H. Maier, Die Syllogistik des Aristoteles, 3 voll., Tubinga 1896-1900; G.
          Calogero, I  fondamenti  della  logica  aristotelica,  Firenze  1927;  J.  Lukasiewicz,
          Aristotle’s syllogistic from the standpoint of modern formal logic , Oxford 1954; C.

          A.  Viano, La  logica  di  Aristotele,  Torino  1955;  C.  Negro, La  sillogistica  di
          Aristotele come metodo della conoscenza scientifica, Bologna 1968.
          SIMBOLISMO.  Nella  logica,  l’uso  dei  simboli,  o  dei  segni  in  generale.  (V.
          SEMIOTICA.)
          • In metafisica, l’atteggiamento tipico di quelle posizioni di pensiero che ritengono
          l’assoluto, irraggiungibile, rivelato per simboli dalla realtà visibile. (Si tratta di una

          tesi  classica  del  neoplatonismo,  fatta  propria  da  alcune  correnti  del  pensiero
          cristiano  e  metafisico  in  genere.  Baudelaire  l’ha  espressa  poeticamente  con
          l’immagine  dell’universo  «  foresta  di  simboli  »,  Jaspers  con  quella  del  mondo  «
          scrittura cifrata » della trascendenza.)
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