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rinascita nazionale antinapoleonico e si adoperò per l’istituzione dell’università
(1810) in cui tenne la cattedra di teologia fino alla morte. Schleiermacher è uno dei
maggiori rappresentanti della cultura romantica: con lui ha termine, in uno sbocco
sostanzialmente panteistico, l’opera di demolizione delle religioni storiche iniziata
dagli illuministi. Il reale appare a Schleiermacher come una molteplicità di oggetti
organizzata in una superiore unità: la divinità è appunto l’unità della totalità del
mondo. Sia la metafisica, sia la morale, sia la religione hanno per oggetto di
analizzare i rapporti tra l’Unità e la molteplicità e lo scopo di cogliere l’Uno. Ma,
mentre la metafisica, usando il veicolo della ragione e dell’intelletto, riesce a
scorgere le essenze e a descrivere i rapporti tra finito e infinito, e la morale,
attraverso l’azione e la volontà, tende a dare normatività a tali rapporti, solo la
religione mediante il sentimento, che esprime le esigenze vere dell’anima, attinge
alla divinità. « La religione è sentimento e gusto dell’Infinito. » Da ciò non deriva
che l’esperienza religiosa debba risolversi in un abbandono nirvanico; esso bensì si
qualifica come « sentimento di dipendenza » (Abhängigkeitsgefühl) che l’uomo sente
nei confronti dell’infinito. La religiosità è quindi tensione verso il tutto, atto vitale,
che non presuppone nessuna rivelazione, né alcuna dogmatica. Non esiste un Dio
storico o storicizzabile e il concetto stesso di fede tradizionale costituisce un vincolo
di schiavitù per l’uomo, un ostacolo alla sua libera tendenza all’infinito.
Ciononostante, di tutte le religioni attestate, il cristianesimo pare al filosofo la
migliore, proprio per il modo in cui esso formula il rapporto di dipendenza con Dio
e per la presenza mediatrice tra finito e infinito della figura di Cristo. Se
Schleiermacher dunque rifiuta ogni Dio rivelato e chiama diversamente e vagamente
l’assoluto come « Infinito », « Universo », « Tutto », ecc., mostrando di avere ormai
totalmente risolto in senso panteistico la sostanza di Spinoza, egli rifiuta tuttavia ogni
formulazione di panteismo: per lui Dio è al tempo stesso trascendente e immanente.
La religiosità predispone alla socialità perché l’uomo per intuire il tutto deve prima
aver trovato l’umanità, e la trova solo nell’amore e attraverso l’amore, e poiché
l’umanità è costituita dalle serie delle generazioni successive ne deriva che la storia
è la forma più sublime di religiosità. Nello sviluppo storico delle religioni si sono
succeduti un periodo feticistico e uno politeistico e alla fine l’uomo ha colto il
massimo della religiosità nel monoteismo-panteismo. Grandissima fu l’influenza del
pensiero di Schleiermacher su tutta la riflessione teologica a lui posteriore (ivi
compresa quella modernistica). Il resto della sua speculazione, di assai minore
rilevanza, si raccoglie intorno a tre poli: la dialettica, in cui egli tenta di conciliare
essere e sapere nell’autocoscienza, l’etica, in cui, in contrapposizione con il dovere
di Kant, avanza il concetto di amore, e infine l’estetica, in cui postulando l’arte come
libera attività spirituale anticipa in parte le tesi del Croce.
Bibliogr.: Werke, 4 voll., a cura di O. Braun e J. Bauer, Lipsia 1910; in italiano:
Discorsi sulla religione, a cura di G. Durante, Lezioni di pedagogia, a cura di L.
Volpicelli, Roma 1940; per la bibliografia: T. N. Tice, Schleiermacher
bibliography, with brief introduction, annotations and index, Princeton 1966. Su
S.: C. Motzo Dentice D’Accadia, Schleiermacher, Palermo 1918; B. Croce,