Page 746 - Dizionario di Filosofia
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Zwiespältigkeit in Schellings Denken, Bonn 1954; G. Semerari, Interpretazione di

          Schelling, Napoli 1958; C. Cesa, La filosofia politica di Schelling, Bari 1969; A.
          Bausola, Lo svolgimento del pensiero di Schelling, Milano 1969.
          SCHEMA.  Rappresentazione  intermedia  fra  il  concetto  e  l’immagine  concreta.  •  In
          Leibniz,  la  forma  della  differenza  interna  delle  monadi,  che  è  condizione  della

          discernibilità  di  queste.  (Non  possono  esistere  due  monadi  identiche.)  • Schema
          trascendentale,  per  Kant,  il  termine  intermedio  che  rende  possibile  il  riferimento
          della categoria all’intuizione empirica. (Lo schema è prodotto dall’immaginazione,
          ma  è  diverso  dall’immagine,  in  quanto  include  un  aspetto  puramente  concettuale:
          Kant lo definisce anche come « la possibilità dell’immagine ». C’è uno schema per
          ogni  gruppo  di  categorie:  il numero  per  quelle  della  quantità,  la cosa  per  quelle
          della qualità, la permanenza o la successione per quelle della relazione, l’esistenza
          nel  tempo  per  quelle  della  modalità.)  • Schema  dinamico  (schème  moteur),  per

          Bergson, quello che costruiamo ascoltando le parole pronunciate da altri, in quanto
          nell’atto dell’udire sintonizziamo per così dire tacitamente col parlante i movimenti
          dei nostri muscoli vocali.
          SCHEMATISMO.  Per  F.  Bacone,  la  disposizione  interna  delle  particelle  che

          costituiscono  un  corpo.  (Non  essendo  percepibile  dai  sensi,  è  detto schematismo
          latente.)  • Schematismo  trascendentale  di  Kant,  quella  parte  dell’Analitica  dei
          principi  che  spiega  l’applicabilità  delle  categorie  dell’intelletto  alle  intuizioni
          empiriche  mediante  l’introduzione  di  un  elemento  intermedio,  detto  schema*,
          omogeneo alle une e alle altre.
          SCHILLER (Ferdinand Canning Scott), filosofo inglese, di famiglia di origine tedesca

          (Ottensen, presso Altona, 1864 - Los Angeles 1937). Professore a Oxford dal 1897
          al 1926, dopo il 1929 si trasferì negli  Stati  Uniti e insegnò nell’università di  Los
          Angeles. La sua filosofia, da lui definita come « umanismo » o anche « volontarismo
          », accoglie da un lato motivi pragmatistici e strumentalistici e insiste sul carattere
          pratico  e  umano  di  ogni  criterio  di  verità,  dall’altro  lato  innesta  questa  visione

          dell’uomo nel tronco di una piuttosto convenzionale metafisica finalistica e postula
          al vertice della scala evolutiva un dio personale, impegnato a lottare a fianco delle
          coscienze  finite  per  la  vittoria  sul  male.  Opere  principali: Enigmi  della  Sfinge
          (1891), Assiomi  come  postulati  (1902), Studi  sull’umanismo  (1907), Platone  o
          Protagora?  (1908), Logica  formale  (1912), Problemi  della  credenza  (1924),
          Tantalo o il futuro dell’uomo  (1924). Devono i filosofi essere in disaccordo? e
          altri saggi di filosofia popolare (1934).

          SCHLEIERMACHER (Friedrich  Ernst  Daniel), teologo e filosofo tedesco (Breslavia
          1768 - Berlino 1834). Dopo un’educazione pietistica, studiò teologia all’università
          di Halle. Trasferitosi nel 1796 a Berlino, ebbe modo di frequentare i cenacoli della
          nuova cultura romantica tedesca, legandosi di amicizia con F. Schlegel, dal quale si

          distaccò  dopo  che  questi  inclinò  verso  il  cattolicesimo.  Nel  1804  fu  chiamato
          all’università di  Halle, dove rimase fino al 1806 quando, in seguito all’invasione
          napoleonica,  si  trasferì  a  Berlino;  quivi  fu  uno  degli  animatori  del  movimento  di
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