Page 741 - Dizionario di Filosofia
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opere  di  carattere  filosofico: Immagine  e  coscienza,  Torino  1948; L’essere  e  il

          nulla,  Milano  1958; L’antisemitismo,  Milano  1960; L’immaginazione,  Milano
          1962; L’esistenzialismo  è  un  umanismo,  Milano  1963; Critica  della  ragione
          dialettica,  2  voll.,  Milano  1963; Il  filosofo  e  la  politica,  Roma  1964;  su  S.:  G.
          Varet, L’ontologie de Sartre, Parigi 1948; J. Murdoch, Sartre romantic rationalist,
          Cambridge 1953; Aa. Vv., numero speciale di « Aut aut », dedicato a S., 1959; P.
          Chiodi, Sartre e il marxismo, Milano 1965; P. A. Rovatti, Che cosa ha veramente

          detto  Sartre,  Roma  1969;  A.  Bausola, Il  problema  della  libertà.  Introduzione  a
          Sartre, Milano 1971.
          SARVĀSTIVĀDIN. Nome dato agli adepti di una dottrina filosofica buddhista di tipo
          hinayanico.  Essi  ritenevano  che  il  mondo  abbia  una  realtà  (il  nome  deriva  dalla
          espressione sanscrita sarva asti, tutto è) e sia percepibile direttamente attraverso i
          dati  sensoriali.  Condannati  come  eretici  dal  concilio  di  Pataliputra  (341  a.C.)  e,

          come sembra, perseguitati da Aśoka, si spostarono nel Kashmir, che convertirono al
          buddhismo. Successivamente si trasferirono nell’Asia centrale e in Indonesia. Parti
          del  canone  scritturale  proprio  dei sarvāstivādin,  redatto  in  sanscrito  sono  state
          rinvenute nell’Asia centrale.

          SAVIGNY  (Friedrich  Carl, VON),  giurista  e  storico  tedesco  (Francoforte  sul  Meno
          1779  -  Berlino  1861).  Di  lontana  origine  francese,  insegnò  nelle  università  di
          Marburgo, di Landshut e dal 1810 in quella di Berlino; fu dal 1842 al 1848 ministro
          prussiano per la riforma legislativa; al termine di tale impegno politico non tornò
          all’insegnamento e si dedicò esclusivamente all’attività scientifica. Fu il fondatore
          della  scuola  storica  del  diritto,  che,  superando  le  concezioni  giusnaturalistiche,
          considerava  il  diritto  un  prodotto  soprattutto  della  natura,  del  sentimento  e  della

          coscienza di ciascun popolo e vedeva quindi l’espressione giuridica fondamentale
          nella  consuetudine,  cui  la  legislazione  era  ritenuta  capace  di  apportare  solo
          completamenti  e  precisazioni.  Tra  le  sue  numerose  opere  giuridiche Sistema  del
          diritto romano attuale, in otto volumi (1840-1849), Storia del diritto romano nel
          medioevo  (1815-1831), Vocazione  della  nostra  epoca  per  la  legislazione  e  la

          giurisprudenza (1814).
          SCACCO.  Nella  filosofia  esistenzialistica  (Jaspers,  Sartre),  il  fallimento  cui  è
          destinato ogni sforzo dell’uomo in quanto esistente per realizzare il proprio essere.
          Poiché  dipende  dalla  struttura  ontologica  stessa  dell’esistente,  esso  appare  come
          inevitabile. Il suo valore positivo risiede, secondo Jaspers, nel fatto che attesta la
          trascendenza dell’essere.

          SCEPSI  (gr. sképsis,  osservazione,  riflessione).  L’atteggiamento  di  negazione  o  di
          dubbio  dei  filosofi  scettici  in  ordine  al  problema  della  conoscenza.  (V.
          SCETTICISMO.)
          SCETTICISMO.  Ogni  dottrina  che,  affermando  l’inesistenza  di  un  criterio  valido  di

          distinzione del vero dal falso, considera il dubbio come insuperabile per l’uomo. Se
          si  accoglie  la  distinzione  tradizionale  di  uno scetticismo  dottrinale  e  di  uno
          metodico (per quest’ultimo il dubbio non è un risultato definitivo, ma solo un mezzo
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