Page 739 - Dizionario di Filosofia
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rendere  sicura  la  scomparsa  delle  lotte  di  classe  e  delle  guerre  e  inevitabile

          l’avvento  di  una  convivenza  armoniosa.  Certi  grandi  progetti  del  secolo,  come  lo
          scavo  dei  canali  di  Suez  e  di  Panama,  sono  dovuti  all’iniziativa  di  esponenti
          sansimoniani.
          SANTAYANA  (George),  filosofo  e  scrittore  americano  di  origine  spagnola  (Madrid

          1863 - Roma 1952). A nove anni andò a vivere con la madre negli Stati Uniti, senza
          però rinunciare mai alla cittadinanza spagnola: si laureò all’università Harvard e vi
          insegnò  poi  filosofia  dal  1889  al  1912,  anno  in  cui  abbandonò  gli  Stati  Uniti,
          trascorrendo il resto della sua vita in Francia, Inghilterra, Spagna e Italia. Durante la
          seconda guerra mondiale visse a Roma, dove trovò protezione e assistenza fino alla
          morte presso un convento di suore irlandesi. Il « realismo critico » di Santayana, del
          quale  vanno  accolte  le  illuminazioni  di  una  sensibilità  raffinata  e  di  una  mente

          lucidissima,  senza  esigere  il  rigore  della  coerenza  sistematica,  contrappone
          platonicamente  le  essenze  immutabili  al  fluire  dell’universo  materiale.  Da  un  lato
          sono le pure forme ideali, conoscibili o esperibili nella vita intellettuale superiore,
          vale a dire nell’attività estetica e morale e nella disciplina spirituale; dall’altro è il
          mondo della materia, della cui realtà siamo certi solo per una « fede animale », e
          cioè  per  la  certezza  immediata  della  validità  del  nostro  agire.  Mediatore  fra  le

          essenze  e  il  regno  della  materia  è  lo  spirito,  che  si  solleva  dall’esperienza  del
          vissuto  all’intuizione  delle  forme.  Tuttavia  questa  ascesa  non  va  concepita  come
          distacco, ma come intendimento superiore del mondo, realizzato all’interno di esso.
          Il senso più profondo del cristianesimo sta appunto nell’intuizione che la liberazione
          dello spirito non è « dalla » sofferenza e dalla morte, ma « nella » sofferenza e nella
          morte.
          La sua opera filosofica più importante è La vita della ragione (5 voll., 1905-1906).

          Altri  scritti: Il senso della bellezza  (1896), Scetticismo e fede animale  (1923), Il
          regno dell’essenza  (1927), Il  regno  della  materia  (1930), Il  regno  della  verità
          (1938), Il regno dello spirito (1940).
          Bibliogr.: Works, 15 voll., Nuova York 1936-1940; in italiano: L’io nella filosofia

          germanica, a cura di L. Zampa, Lanciano 1920; L’idea di Cristo nei Vangeli, a cura
          di A. e C. Guzzo, Milano 1949; su S.: G. I. Edman, The philosophy of G. Santayana,
          Nuova York 1936; Aa.  Vv., The philosophy of Santayana, a cura di G. I. Edman,
          Chicago 1953; N. Bosco, Il realismo critico di G. Santayana, Torino 1955.
          SARTRE (Jean-Paul), filosofo e scrittore francese (Parigi 1905-1980). Allievo della

          Scuola normale supcriore di Parigi, si laureò e insegno in istituti di provincia e poi
          in  licei  parigini.  Ebbe  la  sua  prima  grande  affermazione  di  scrittore  con  la
          pubblicazione nel 1938 del romanzo La nausea. Partecipò alla guerra mondiale e fu
          fatto  prigioniero  nel  1940.  Liberato  nel  1941,  compose  e  pubblicò  in  quegli  anni
          diffìcili  la  sua  opera  filosofica  maggiore, L’essere  e  il  nulla*  (1943),  saggio  di
          ontologia fenomenologica, oltre a drammi e romanzi. Con la fine della guerra Sartre

          assunse  quasi  di  colpo  una  posizione  di  primato  nella  cultura  francese  e,
          specialmente attraverso la rivista Les temps modernes, la cui pubblicazione iniziò
          nel  1946,  venne  indicando  meditate  e  coraggiose  prese  di  posizione  di  fronte  ai
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