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soggettivismo scettico. In realtà l’analisi del giudizio conoscitivo rivela la presenza
          costante in esso, come predicato o forma invariabile, dell’idea dell’essere. Questa è
          un a priori, ma non soggettivo, come intendeva Kant, bensì oggettivo: l’essere ideale
          rimanda  necessariamente  all’essere  reale,  perché  «  ciò  che  esiste  relativamente
          suppone  ciò  che  esiste  assolutamente  ».  All’altro  polo  del  giudizio  conoscitivo
          stanno  le  sensazioni,  modificazioni  del sentimento  fondamentale,  formula  con  la

          quale il Rosmini indica l’oscura e immediata presenza di noi a noi stessi come esseri
          corporei. Il giudizio conoscitivo implica una « stima speculativa » dell’oggetto. La
          valutazione  pratica,  fondamento  della  vita  morale,  non  deve  divergere  da  quella
          speculativa.  Di  qui  l’imperativo  fondamentale  dell’etica  rosminiana:  «  Riconosci
          praticamente l’essere nella misura in cui l’hai conosciuto speculativamente ». Mentre
          l’ontologia  tratta  dell’ente  colto  dall’esperienza  alla  luce  dell’essere  ideale,  la
          teologia ha pei oggetto l’Ente in sé, e cioè Dio. Nella sua totalità e pienezza esso non

          è dato all’esperienza dell’uomo, il quale dunque « non può sapere come egli sia,
          benché egli possa sapere che è in una guisa travalicante l’umana intelligenza ». Il
          teismo ortodosso appare così come la posizione dottrinaria nella quale l’« idealismo
          »  del  Rosmini  trova  il  suo  vero  significato  e  il  suo  legittimo  compimento.  Come
          pensatore  politico  il  Rosmini  combatté  la  «  statolatria  »,  conseguenza
          dell’Illuminismo e della deprecata  Rivoluzione francese: lo  Stato deve limitarsi a

          garantire l’esercizio dei diritti dei singoli, a « regolare i rapporti fra le famiglie » e a
          rendere  possibile  «  la  conservazione  e  l’aumento  ordinato  della  proprietà  ».  Il
          comunismo è una dottrina esecranda, mentre l’assurda pretesa dell’autonomia dello
          Stato rispetto alla Chiesa deriva dal principio supremo dell’etica kantiana, secondo
          il  quale  «  l’uomo  è  legislatore  di  se  stesso  »:  Hegel  «  fu  l’ostetrico  del  parto
          mostruoso ».
          Il Rosmini, che fu senza dubbio, nonostante i suoi limiti, la mente speculativa più

          robusta  dello  spiritualismo  italiano,  tradusse  i  suoi  pensieri  in  opere  severe  e
          rigorose,  fra  le  quali  vanno  ricordate: Nuovo  saggio  sulla  origine  delle  idee*
          (1830), Il rinnovamento della filosofia in Italia (1836), scritto in polemica con un
          libro del Mamiani dallo stesso titolo, Filosofìa della politica (1839), Filosofia del
          diritto  (1841-1845), Teodicea  (1845), Psicologia  (1846-1850), Introduzione alla
          filosofia  (1850-1851), Logica  (1854).  Tra  le  opere  postume: Dell’educazione

          cristiana*  (1856),  la  fondamentale Teosofia*  (1859-1874)  e Breve  schizzo  dei
          sistemi di filosofia moderna e del proprio sistema* (1881).
          Bibliogr.:  L’edizione  completa  delle  opere  è  in  corso  di  stampa,  a  cura  di  E.
          Castelli,  Roma 1934 e sgg.; è disponibile una Antologia rosminiana, a cura di G.
          Rossi, 2 voll., Torino 1955-1963. Su R.: V. Gioberti, Degli errori filosofici di A.

          Rosmini, Bruxelles 1841; G. Gentile, Rosmini e Gioberti, Pisa 1898; L. Bulferetti, A.
          Rosmini nella restaurazione, Firenze 1942; P. Prini, Introduzione alla metafisica di
          A. Rosmini, Milano 1953; G. Solari, Studi rosminiani, a cura di P. Piovani, Milano
          1957;  M.  F.  Sciacca, Interpretazioni  rosminiane,  Milano  1958;  M.  Schiavone,
          L’etica del Rosmini e la sua fondazione metafisica, Milano 1962.

          ROSSI  (Mario  Manlio),  storico  della  filosofia  e  saggista  italiano  (Reggio  Emilia
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