Page 725 - Dizionario di Filosofia
P. 725

sembrano  giustificare  la  concezione  semplificatrice  del  Romanticismo  come

          rovesciamento delle più tipiche posizioni illuministiche. Ma non si deve mai perdere
          di  vista  il  fatto  che  «  il  nuovo  modo  di  sentire  la  vita  »  (l’espressione  è  di
          Baudelaire)  è  tutto  intessuto  di  atteggiamenti  contraddittori,  nei  quali  passato  e
          presente,  restaurazione  e  rivoluzione,  malinconia  sepolcrale  e  «  titanico  »  amore
          della  vita,  utopismo  avveniristico  e  nostalgia  di  mondi  remoti  (la  primitività
          barbarica, gaelica o germanica, e più ancora il medioevo), coscienza della funzione

          sociale dell’uomo di lettere e isolamento aristocratico e sprezzante coesistono in un
          provvisorio  e  tormentato  equilibrio.  Il  rapporto  di  continuità-opposizione  col  «
          secolo dei lumi » risulta d’altronde evidente in molte manifestazioni del gusto e della
          ideologia romantica. La nuova riverenza per i valori della religiosità cattolica poté
          colorirsi di cupe nostalgie reazionarie, ma dalla stessa matrice emersero inclinazioni
          democratiche ed egualitarie di ispirazione evangelica. Cattolici romantici furono de
          Maistre  come  Manzoni,  Chateaubriand  come  Lamennais.  Sul  piano  del  gusto

          letterario e artistico, è vero che all’intellettualismo estetico di tradizione francese e
          alla  freddezza  neoclassica  vennero  polemicamente  contrapposte  la  libera  fantasia,
          l’immediatezza del sentimento e la spontaneità naturale del « genio ». Ma l’estetica
          della  fantasia  e  del  sentimento  aveva  già  avuto  i  suoi  teorici  in  Shaftesbury,  in
          Lessing,  in  Diderot,  per  non  risalire  alle  pagine  del  Vico,  così  ricche  di  geniali
          anticipazioni. L’esigenza di una letteratura specchio della vita, moderna e almeno in

          un certo senso « popolare », era stata assai largamente dibattuta nella cultura europea
          del  Settecento,  e  per  l’Italia  basterà  ricordare  il  programma  degli  scrittori  riuniti
          intorno  al Caffè.  La  stessa  scoperta  o  riscoperta  di  Omero,  di  Dante  e  di
          Shakespeare  era  stata  fatta  in  Italia  dal  Gravina  e  dal  Baretti  e  in  Francia  da
          Voltaire,  mentre  il  ricorso  al  sentimento  e  alla  natura,  così  come  il  gusto
          dell’esplorazione interiore condotta fino ai confini ambigui dell’inconfessabile erano
          stati elementi tutt’altro che secondari della personalità di Rousseau. E tuttavia con il

          Romanticismo  propriamente  detto  tutti  questi  precorrimenti,  e  molti  altri  che  si
          potrebbero ancora indicare, acquistarono una risonanza nuova.
          •  Romanticismo  filosofico,  espressione  usata  per  designare  nel  suo  complesso
          l’idealismo classico tedesco, e in particolare il pensiero di Fichte, di Schelling e di
          Hegel,  caratterizzato  dalla  pretesa  di  svolgere  il  «  vero  »  significato  della

          rivoluzione kantiana, dalla consacrazione filosofica della tradizione e della storia e
          dalla concezione almeno tendenzialmente monistica della realtà.
          Bibliogr.:  E.  Kircher, Philosophie  der  Romantik,  Jena  1906;  J.  G.  Robertson,
          Studies  on  the  genesis  of  romantic  theory  in  the  18th  century,  Oxford  1923;  R.
          Haym, Die  romantische  Schule,  Berlino  1928  (trad.  it.:  Napoli  1965);  G.  Boas,
          French philosophy of the romantic period,  Baltimora  1948;  E.  Benz, Les source

          mystiques  de  la  philosophie  romantique  allemande,  Parigi  1968;  M.  Puppo, Il
          romanticismo, Roma 1963; C. Antoni, La lotta contro la ragione, Firenze 1969; R.
          Wellek, Storia della critica moderna, vol. II, L’età romantica, Bologna 1961.
          ROSCELLINO, filosofo e teologo francese (Compiègne 1050 circa - abbazia di Saint-

          Martin  di  Tours  [?]  dopo  il  1120).  Di  lui  sappiamo  che,  dopo  aver  studiato  a
   720   721   722   723   724   725   726   727   728   729   730