Page 722 - Dizionario di Filosofia
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Guicciardini col Machiavelli. Il primo, « nel rifiutare il valore dell’esempio storico,

          nell’affermare che si ingannano quelli che a ogni piè sospinto allegano l’esempio dei
          Romani,  rappresenta  la  fine  della  mentalità  non  soltanto  umanistica,  nel  senso
          ristretto del termine, ma anzi della mentalità del Rinascimento » (Chabod). Con il
          Bruno, con la conclusione della Polemica degli antichi e dei moderni, con gli albori
          dell’Illuminismo,  alla  nozione  del  modello  da  restaurare  si  sostituisce  quella  del
          progresso  da  realizzare  con  l’uso  libero  della  ragione  e  l’impegno  operoso.

          Attraverso  l’esperienza  dei  nuovi  mondi  e  delle  culture  esotiche  derivata  dalle
          scoperte  geografiche  si  configura  d’altra  parte  diversamente  l’antitesi  barbarie-
          civiltà: barbari ormai sono gli uomini che vivono fuori della « dritta ragione », e
          civili  (magari  gli  Incas  o  i  Cinesi)  quelli  che  rivelano  all’europeo  stupito
          ordinamenti  politici  e  sociali  di  sorprendente  razionalità,  al  cospetto  dei  quali  la
          sapienza  di  Atene  e  la  giustizia  di  Roma  appaiono  come  valori  tutt’altro  che
          definitivi nella storia del genere umano.

          Bibliogr.:  J.  Burckhardt, La civiltà del rinascimento in Italia, a cura di E. Garin,
          Firenze  1955;  E.  Cassirer, Individuum  und  Kosmos  in  der  Philosophie  der
          Renaissance,  Lipsia 1927 (trad. it.:  Firenze 1963);  D.  Cantimori, Sulla storia del
          concetto di  Rinascimento, « Annali della scuola normale di  Pisa », 1932;  W.  K.

          Ferguson, The renaissance in historical thought, Cambridge (Mass.) 1948 (trad. it.:
          Bologna  1971);  G.  Toffanin, Il cinquecento,  Milano  1945;  E.  Garin, Medioevo  e
          rinascimento, Bari 1961; P. Mesnard, Il pensiero politico rinascimentale, 2 voll.,
          Bari  1963-1964;  E.  Garin, Scienza  e  vita  civile  nel  rinascimento  italiano,  Bari
          1965;  D.  Hay, Profilo storico del rinascimento italiano, Firenze 1966; L. Febvre,
          Studi su riforma e rinascimento,  Torino  1966;  H.  Baron, The crisis of the early
          italian renaissance,  Princeton 1966;  F.  Chabod, Scritti  sul  rinascimento,  Torino

          1967.
          RITORNO. L’eterno ritorno si riferisce tanto alla rinascita delle anime attraverso il
          ciclo  delle  reincarnazioni  (si  tratta  di  una  credenza  antichissima,  giunta  a  Platone
          attraverso le sette orfiche e la scuola pitagorica) quanto alla palingenesi cosmica,

          cioè alla teoria tipicamente stoica, ripresa in età moderna da  Buffon e  Nietzsche,
          della ripetizione delle vicende dell’universo, dopo la catastrofe che segna la fine di
          ogni « grande anno ».
          ROBERTO  Grossatèsta,  in  ingl. Robert  Greathead,  religioso  e  filosofo  inglese
          (Stradbroke,  Suffolk,  1168  o  1175  circa-Buckden,  presso  Huntingdon,  1253).
          Francescano, cancelliere dell’università di Oxford (1222), maestro di teologia nello

          Studium  dei  frati  minori  di  Oxford  (1224),  fu  poi  vescovo  di  Lincoln  (1235).
          Utilizzò  nei  suoi  studi  i  metodi  scientifici  della  deduzione,  dell’induzione  e  della
          sperimentazione, metodi che i suoi discepoli, fra cui Ruggero Bacone, applicarono
          con successo all’ottica e all’astronomia. Fautore dell’unione fra chierici e laici, si
          batté  contro  l’autoritarismo,  fosse  monarchico  o  pontificio.  Buon  conoscitore  del

          greco, tradusse in latino molte opere (tra queste Sulla fede ortodossa di Giovanni
          Damasceno, gli scritti dello pseudo-Dionigi l’Areopagita, gli scoli di  Massimo di
          Crisopoli, opuscoli pseudoaristotelici, e l’Etica Nicomachea).
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