Page 718 - Dizionario di Filosofia
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socialmente  più  sviluppati,  e  mostrò  di  avere  larga  presa  presso  la  borghesia

          mercantile dell’Europa occidentale.
          Bibliogr.: E. Troeltsch, Die soziallehren der christlichen Kirchen und Gruppen, 2
          voll.,  Berlino  1911;  W.  Dilthey, L’analisi  dell’uomo  e  l’intuizione  della  natura
          all’epoca del rinascimento e della riforma, 2 voll., Firenze 1927; E. Troeltsch, Il

          protestantesimo nella formazione del mondo moderno, Firenze 1951; R. H. Bainton,
          La riforma protestante,  Torino 1958 (con ampia bibliografia);  M.  Weber, L’etica
          protestante e lo spirito del capitalismo, Firenze 1965; R. H. Tawney, La religione e
          la genesi del capitalismo, Milano 1967.
          RIGORISMO kantiano. Il carattere specifico della morale di Kant, in quanto fondata

          sull’assolutezza incondizionata dellimperativo categorico*.
          RINASCIMENTO.  Il concetto di rinascimento o rinascita, come « seconda nascita »
          dell’uomo, riacquisto di virtù e di valori temporaneamente dimenticati, ha un’origine
          religiosa. Nel Nuovo Testamento, in particolare nel Vangelo di san Giovanni e nelle
          Lettere di san Paolo, è corrente l’immagine della « nascita dell’uomo nuovo » dopo

          la  venuta  di  Cristo,  mentre  nel  medioevo  il  riferimento  è  diretto  alla  «  seconda
          nascita » che si realizza nell’unione con Dio dopo la morte. Gli scrittori italiani dei
          secc. XIV e XV fanno ricorso a questo concetto di origine religiosa per esprimere la
          loro  consapevolezza  del  contrasto  fra  la  trascorsa media aetas,  il  medioevo,  e  il
          praesens tempus: rozza e puerile la prima, colto e maturo il secondo. Il medioevo
          appariva ormai irrimediabilmente come un’età di degradazione, nella quale lo spirito
          umano  aveva  sofferto  un  lungo  offuscamento.  L’idea  che,  a  partire  da  un  certo

          momento, fosse sbocciata una nuova primavera e sorta una nuova civiltà conobbe
          immediata fortuna nell’ambito della cultura letteraria e delle arti figurative.
          Con la fine del XVII sec. il termine Rinascimento aveva ormai cittadinanza ufficiale
          nel  mondo  degli  studi.  Nella  periodizzazione  di  C.  Keller  il  Rinascimento  figura
          come momento iniziale della Historia nova, la quale è preceduta nell’ordine dalla
          Historia Medii Aevi e dalla Historia antiqua. La cristallizzazione del concetto entro

          i  limiti  della  storia  delle  lettere  e  delle  arti,  e  la  conseguente  identificazione  del
          Rinascimento con la riscoperta di un canone atemporale di armonia e di bellezza,
          entrò  in  crisi  nell’età  dell’Illuminismo.  Voltaire,  Condorcet,  Bolingbroke,  Hume
          considerano in forma più o meno esplicita il periodo come fase iniziale del risveglio
          della  ragione  e  punto  di  partenza  di  tutta  la  storia  moderna.  Per  Hegel  il
          Rinascimento  è  un  momento  necessario  del  processo  dello  spirito  universale,
          caratterizzato  dalla  riaffermazione  dell’autocoscienza  dell’uomo  in  opposizione  al

          trascendentismo medievale. Quando Michelet ripropose un’interpretazione analoga a
          quella  hegeliana,  era  già  uscita  da  venticinque  anni  (1860)  la  classica  opera  del
          Burckhardt, La civiltà del Rinascimento in Italia, destinata a divenire un punto di
          riferimento obbligato per tutta la storiografia successiva. Il Rinascimento, attraverso
          la  ricostruzione  del  maestro  svizzero  della Kulturgeschichte  («  storiografia  della

          civiltà  »),  divenne  un’epoca  dai  connotati  riccamente  definiti,  un  momento  della
          storia  umana  di  irripetibile  felicità,  nel  quale  «  il  risveglio  dell’antichità  »
          accompagnò e promosse « la scoperta del mondo esterno e dell’uomo ».  La crisi
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