Page 719 - Dizionario di Filosofia
P. 719

morale  e  politica  coeva  a  tanto  splendore  venne  collocata  nello  sfondo,  come

          elemento secondario e non caratterizzante. A questo aspetto negativo fu molto più
          sensibile  il  De  Sanctis,  il  quale  fece  del  resto,  nella Storia  della  letteratura
          italiana,  un  uso  molto  cauto  della  categoria di  «  rinascimento  ».  Tuttavia  nelle
          pagine dedicate al Machiavelli, dopo aver deprecato quell’Italia debole, corrotta e
          troppo dedita al « culto della forma », il critico sottolineò in modo significativo la
          modernità  filosofica  e  morale  della  penisola  rispetto  ai  paesi  della  Riforma:  «

          L’Italia aveva già valicato l’età teologica … e doveva considerare Lutero e Calvino
          come  dei  nuovi  scolastici.  Perciò  la  Riforma  non  poté  attecchire  fra  noi  …  Il
          Machiavelli è la coscienza e il pensiero del secolo, la società che guarda in sé e si
          interroga e si conosce … Il Lutero italiano fu Niccolò Machiavelli ». Sulla novità
          rivoluzionaria  del  pensiero  politico  di  Machiavelli  insistette  particolarmente  in
          seguito il  Croce.  L’accentuazione dell’originalità filosofica del  Rinascimento fu il
          motivo conduttore delle ricerche di B. Spaventa e di G. Gentile e costituì anche la

          nota dominante di alcuni studi fondamentali del Dilthey e del Cassirer. Il tema della
          «  scoperta  del  mondo  esterno  »  implica  anche  l’esigenza  di  uno  spostamento  in
          avanti  del terminus  ad  quem  del  Rinascimento,  in  modo  che  fra  i  personaggi
          rappresentativi dell’epoca, considerata culla del moderno immanentismo filosofico-
          scientifico, possano essere inclusi, oltre a Leonardo, almeno B. Telesio e G. Bruno.
          •  Rapporti  con  il  medioevo.  Questo  ampliamento  dell’orizzonte  interpretativo

          conserva  tuttavia  della  concezione  tradizionale  il  presupposto  del  Rinascimento
          come « età di rottura », separato dal medioevo dallo stacco di una netta opposizione.
          Ma  la  storiografìa  di  quest’ultimo  secolo  è  stata  dominata  dal  problema  della
          continuità.
          Dietro il Rinascimento non c’è il vuoto: si sono individuate altre « rinascenze » (da
          quella carolingia a quella ottoniana, a quella francese del XII sec.) e si è avuto facile
          gioco a provare che il medioevo era stato un’epoca fervida e complessa, percorsa da

          travagli intellettuali e morali e turgida di succhi vitali.
          In Italia suscitarono aspri dibattiti le tesi di uno storico della letteratura, il Toffanin,
          secondo il quale la cultura veramente rivoluzionaria e « moderna » era stata quella
          degli  scolastici  dissidenti  e  degli  eretici  del XIII  sec.,  mentre  gli  umanisti  e  gli
          intellettuali  del  Rinascimento  furono,  col  loro  disimpegno  di  letterati,  alleati

          consapevoli  del  tradizionalismo  e  della  repressione  cattolica.  Nei Quaderni  di
          Gramsci  questa  visione  riduttiva  trova  un  parziale  consenso,  derivato  da  tutta
          l’interpretazione che Gramsci dava della storia italiana e della funzione svolta dagli
          intellettuali  nella  nostra  società.  Gramsci  giudicò  l’Umanesimo  come  «  un  fatto
          reazionario della cultura, perché tutta la società italiana stava diventando reazionaria
          »,  e  concluse:  «  La  verità  è  che  si  trattò  del  primo  fenomeno  clericale  nel  senso
          moderno, una Controriforma in anticipo. Quanto al Rinascimento, ciò che esso ebbe
          di positivo e di innovatore operò di riflesso e più tardi in altre culture nazionali, non

          in Italia … » Taluni economisti dal canto loro hanno sottolineato la concomitanza
          cronologica della fioritura delle lettere e delle arti e della decadenza economica,
          nell’età rappresentata dal grande affresco di Burckhardt. Quando il Petrarca diede
   714   715   716   717   718   719   720   721   722   723   724