Page 726 - Dizionario di Filosofia
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Soissons  e  a  Reims,  insegnò  a  Compiègne,  a  Loches,  dove  ebbe  come  scolaro

          Abelardo,  e, dopo  un  soggiorno  in  Inghilterra  e  a  Roma,  a  Besançon  e  a  Tours.
          Mentre l’unica sua opera conosciuta è una lettera ad Abelardo sulla Trinità, il suo
          nominalismo*  radicale  ci è  noto  dagli  scritti  di  sant’Anselmo  e  di  Abelardo.
          L’espressione famosa che gli universali sono solo flatus vocis, e cioè niente più che
          la  loro  formulazione  verbale,  si  trova  appunto  in  sant’Anselmo.  Nella  questione
          trinitaria  Roscellino  sostenne  la  realtà  sostanziale  delle  tre  Persone,  e  cioè  la

          posizione  impropriamente  nota  come triteismo,  e  fu  perciò  accusato  davanti  al
          concilio  di  Soissons  (1092  o  1093),  sfuggendo  alla  condanna  solo  con  il  ripudio
          della propria dottrina.
          Bibliogr.:  E.  Buonaiuti, Un filosofo della contingenza nel sec.  XI:  Roscellino da
          Compiègne,  «  Rivista  storico-critica  delle  scienze  religiose  »,  1908;  F.  Picavet,

          Roscellin, philosophe et théologien d’après la légende e d’après l’histoire, Parigi
          1911.
          ROSENKRANZ  (Karl),  filosofo  tedesco  (Magdeburgo  1805  -  Königsberg  1879),
          Insegnò prima a Halle e poi, a partire dal 1833, a Königsberg. Fra la « destra » e la

          «  sinistra  »  hegeliane  occupò  una  posizione  di  centro,  formalmente  più  fedele  al
          pensiero del maestro. È noto soprattutto per la sua edizione delle opere complete di
          Kant (1838-1842), portata a termine in collaborazione con  F.  W.  Schubert.  Opere
          principali: Critica della teoria della fede di Schleiermacher  (1836), Commentari
          critici  al  sistema  hegeliano  (1840), Lezioni  su  Schelling  (1842), Vita  di  Hegel
          (1844, trad, it.: Firenze 1966), La mia riforma della filosofia hegeliana (1852), La
          vita e le opere di Diderot (1866).

          ROSMINI SERBATI (Antonio), filosofo italiano (Rovereto 1797 - Stresa 1855). Fece
          gli studi a Padova e fu ordinato sacerdote nel 1821. Nel 1828 fondò a Domodossola
          l’istituto della Carità. Nell’agosto del 1848 fu inviato da Carlo Alberto a Roma, per
          compiere un passo diplomatico molto delicato presso Pio IX, ma la missione fallì;

          dopo alcuni mesi, in seguito all’assassinio di P. Rossi, quando il papa fuggì da Roma
          il  Rosmini  lo  seguì  nell’esilio  di  Gaeta. Aveva  pubblicato  nello  stesso  anno  due
          opuscoli, La costituzione secondo la giustizia sociale e Delle cinque piaghe della
          Santa Chiesa (scritto già nel 1831), che vennero messi all’Indice (1849). Il Rosmini
          si sottomise e si ritirò subito dopo a Stresa, dove il suo lavoro era solo interrotto
          dalle  visite  degli  amici  e  degli  ammiratori,  fra  i  quali  il  Manzoni.  Rosmini  fu
          informato poco prima della sua morte che la congregazione dell’Indice non aveva

          trovato nelle altre sue opere proposizioni suscettibili di censura. Tuttavia il decreto
          Post  obitum  (1887)  di  papa  Leone  XIII  conteneva  quaranta  proposizioni  estratte
          dalle  opere  rosminiane  e  giudicate  non  conformi  alla  verità  cattolica.  Per
          l’abrogazione di questa censura si sono battuti a lungo, alla fíne con successo, gli
          ammiratori del filosofo e i seguaci del suo ordine (i Rosminiani), diffuso in numerosi
          paesi europei ed extraeuropei.

          La  teoria  della  conoscenza  è  per  il  Rosmini  un’introduzione  necessaria  alla
          metafìsica.  La  soluzione  del  problema  «  ideologico  »  (della  natura  e  dell’origine
          delle idee) fornita dall’empirismo e dal criticismo condanna la conoscenza umana al
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