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fondamentalmente costituita dal legame che unisce il fedele alla divinità. Ma è stato

          d’altra parte ancora notato che questo motivo del « legame », certo dominante nella
          religiosità occidentale e in particolare nel cristianesimo, è completamente estraneo
          ad alcune grandi religioni storiche, come il buddhismo.
          È anche controverso se la religione come visione del mondo e sistema di credenze
          preceda  e  condizioni  la  religione  come  culto  e  pratica  rituale.  In  una  celebre
          polemica  col  Tylor,  il  Robertson  Smith  poté  dimostrare  che,  almeno  in  certe

          religioni  primitive,  il  momento  essenziale  è  il  rito,  mentre  i  miti  e  le  credenze
          dogmatiche sono costruiti a posteriori e hanno una importanza secondaria. Ernesto
          De  Martino  poneva  come  compito  fondamentale  della  «  moderna  filosofia  della
          religione » l’approfondimento del nesso inscindibile che lega la teoria alla prassi
          religiosa (« circolarità di mito e prassi religiosa »). Motivo di discussione è stato ed
          è  tuttora,  come  si  è  già  accennato,  il  problema  del  rapporto  e  della  differenza
          qualitativa tra magia e religione. Lo studio comparato delle varie mitologie ha messo

          in luce la tipicità di alcune forme della religione, che rispecchiano modi analoghi di
          organizzazione della società: così i culti olimpici e solari caratterizzano le società di
          guerrieri e di cacciatori, mentre i culti del tipo terrestre o ctonio, con i riti agresti e
          il mito della passione, morte e rinascita del dio, sono tipici di civiltà contadine e di
          gruppi  sociali  subalterni.  Ma  la  tesi  di  un  processo  evolutivo,  che  percorra  per
          un’interna  necessità  le  stesse  tappe  fondamentali  (per  es.  dal  politeismo  al

          monoteismo),  nell’ambito  di  civiltà  del  tutto  indipendenti  fra  loro,  non  regge  alla
          verifica dei fatti.
          Nella  storia  della  filosofia  occidentale  il  problema  della  religione,  del  suo
          significato  e  del  suo  valore  di  verità,  si  presenta  come  una  costante  tematica.  Il
          pensiero  filosofico  si  costruisce  talvolta  esplicitamente  come  interpretazione  e
          chiarimento delle verità riposte nei miti religiosi, intesi come una concezione del
          mondo  proposta  in  forma  immaginosa.  Per  il  Vico  la  religione  è  una  filosofia

          rudimentale  e  i  suoi  miti  sono  da  intendere  come  una  «  metafisica  poetica  »,
          contenente in nuce tutto quello che verrà poi più chiaramente reso esplicito dalla «
          metafisica  ragionata  ».  In  un  modo  analogo  Hegel  intende  il  rapporto  tra
          l’immediatezza  della  rappresentazione  religiosa  e  la  mediazione  del  sapere
          filosofico,  che  è  tuttavia  pur  sempre  «  scienza  di  Dio  ».  Viceversa  la  superiorità

          della  religione  come  organo  della  verità  fu  affermata  nell’età  stessa  di  Hegel  da
          Hamann,  da  Herder  e  da  Jacobi.  Per  il  Gentile  la  religione  si  identifica  con  il  «
          momento dell’oggetto », vale a dire con l’astratta negazione di sé che l’io realizza
          ponendosi come pura oggettività (identificazione della religione con il misticismo).
          Il De Martino ebbe buon gioco a dimostrare la povertà di una tale riduzione: in essa
          è  fra  l’altro  del  tutto  ignorato  l’aspetto  attivo  della  religione,  la  quale  non  è
          autonegazione  mistica,  ma  «  una  insurrezione  del  soggetto  contro  qualcosa,  un
          accentramento spasmodico di energie per ridurre questo qualcosa nel dominio della

          nostra volontà ». Se l’accento della ricerca cade sull’origine della religione, si tratta
          in primo luogo di decidere se tale origine sia da connettere a una rivelazione divina
          o  a  un’esigenza  intrinseca  alla  natura  umana.  In  questo  secondo  caso,  accanto
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