Page 702 - Dizionario di Filosofia
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recenti, grazie all’intervento di G. Lukács. Rifacendosi a principi estetici enunciati
da Marx e da Engels, il critico ungherese ha fatto consistere nel realismo, in quanto
rispecchiamento organico della realtà, l’essenza dell’arte, e ha condannato il
naturalismo per la sua infondata pretesa di dare una riproduzione fotografica della
vita. Questa tesi non è la sola che si sia rifatta a principi del marxismo. In Russia M.
Gorki teorizzò il realismo socialista, secondo il quale alla letteratura, non
diversamente che alle arti figurative e al cinematografo, spetterebbe il compito di
ritrarre fedelmente la nuova società uscita dalla Rivoluzione sovietica, spiegando e
celebrando i principi ai quali essa si informa.
RECIPROCITÀ. Il rapporto logico che intercorre tra due proposizioni reciproche. (V.
RECIPROCO.) • Reciprocità d’azione, il principio secondo cui tutte le cose esistenti
simultaneamente nello spazio sono collegate tra loro in un tutto organizzato. Tale
principio, che è un’antichissima assunzione delle filosofie della natura e che
costituisce, entro certi limiti, una verità scientificamente provabile, è posto da Kant
come condizione a priori della possibilità dell’esperienza e costituisce, insieme con
l’inerzia e la causalità, la triade delle categorie della relazione.
RECIPROCO. Nella logica, si dice di una proposizione, rispetto a un’altra se è
ottenuta da questa sostituendo il soggetto con il predicato: per es., la reciproca di «
Tutti i corpi sono estesi » è « Tutto ciò che è esteso è corpo ».
REGOLATIVO. Termine con cui Kant indica l’unico uso legittimo delle idee
trascendentali della ragione (idee dell’anima, di Dio, del mondo), consistente nel
considerare tali idee come semplici regole dell’intelletto, in contrapposizione con
l’uso costitutivo delle categorie, le quali concorrono invece a determinare gli oggetti
dell’esperienza. (Assumendo tali idee secondo l’uso regolativo l’intelletto tende, in
una prospettiva unificante, a considerare le cose dei mondo « come se avessero la
loro consistenza da una intelligenza suprema », e « come se il mondo fosse l’opera di
un supremo intelletto e volere ».)
REICHENBACH (Hans), filosofo tedesco (Amburgo 1891 - Los Angeles 1953).
Laureato in filosofia e in ingegneria, insegnò discipline tecniche nell’università di
Stoccarda, finché non fu chiamato (1926) alla cattedra di filosofia della fisica a
Berlino. All’avvento del nazismo emigrò prima in Turchia, dove insegnò
all’università di Istambul (1933-1938), e poi negli Stati Uniti, a Los Angeles, dove
lavorò fino alla morte presso l’università della California. Fu tra i fondatori del
circolo di Berlino (1928), che riuniva scienziati e pensatori orientati ad
approfondire i rapporti tra filosofia e scienze naturali, su una linea affine a quella del
più noto circolo di Vienna. Il Reichenbach polemizzò tuttavia contro il formalismo e
il logicismo dei colleghi del gruppo viennese, ritenendo ancora possibile una «
filosofia della natura », intesa come analisi critica dei metodi e dei risultati della
conoscenza scientifica. In questo campo i suoi maggiori contributi sono gli studi
dedicati all’interpretazione della causalità come grado di frequenza della probabilità
e alla riduzione dell’induzione scientifica a previsione probabilistica. Il
neopositivismo di Reichenbach è un atteggiamento speculativo aperto, che consente
un dialogo stimolante fra scienza e filosofia e determina in modo esemplare la