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généalogie du spiritualisme français. Aux sources du bergsonisme: Ravaisson et la
métaphysique, L’Aia 1969.
RAYNÈRI (Giovanni Antonio), pedagogista italiano (Carmagnola, Torino, 1810 -
Chieri, Torino, 1867). Sacerdote, partecipò attivamente al movimento pedagogico
promosso da Ferrante Aporti e insegnò a partire dal 1847 presso la Scuola superiore
di metodo istituita in seno all’università di Torino. Diede vita (1849), insieme con
Gioberti, alla Società di istruzione e di educazione, che contribuì notevolmente al
rinnovamento delle istituzioni scolastiche del Regno sardo. Nel 1866 fu chiamato a
Firenze da D. Berti, ministro dell’istruzione, come consigliere per il riordinamento
scolastico del nuovo Stato unitario. Sul piano dottrinario il Rayneri propose un «
metodo didattico naturale », ispirato ai concetti fondamentali del pensiero del
Rosmini e basato sul principio del passaggio graduale dalla cognizione sintetica alla
riflessione analitica. Nell’elaborazione sistematica della pedagogia spiritualistica
risorgimentale il Rayneri cade spesso in astrattezze e indulge a soluzioni puramente
formali, talvolta arretrate rispetto alle posizioni dei suoi ispiratori (così, per es.,
vede nella « soggezione naturale » dell’allievo la chiave per superare l’antitesi tra
autorità e libertà). Gli si deve tuttavia riconoscere il merito di aver tentato tra i primi
in Italia la costruzione di una completa dottrina dell’educazione. Opere principali:
Primi principi di metodica (1850), Della pedagogica (1859-1869), in cinque libri, i
due ultimi pubblicati dal discepolo G. Allievo.
RAZIONALISMO. Denominazione generica delle dottrine che affermano la razionalità
del reale. La divisione della filosofia moderna anteriore a Kant nelle due correnti
del razionalismo e dell’empirismo è un fortunato schema di origine hegeliana. Su
tale base, e assumendo come discriminante la teoria della conoscenza, nell’uso
corrente si assegnano al razionalismo quei pensatori, da Cartesio a Leibniz, che
attribuiscono al sapere umano i caratteri dell’universalità e della necessità
fondandoli sulla garanzia del patrimonio originario delle idee innate. Vengono
invece inclusi nella corrente dell’empirismo tutti i filosofi, da Locke a Hume, che,
interpretando la conoscenza come processo di acquisizione e di associazione dei dati
sensibili, non possono non affermare, in forme più o meno decise, il carattere
contingente e soggettivo di essa. Un tale schema tuttavia non è più di grande utilità e
implica anche il rischio di confondere le idee: l’empirista Locke è certamente anche
razionalista, almeno nel senso che non ha dubbi sulla validità privilegiata dei
procedimenti razionali per risolvere i problemi dell’uomo. In realtà il termine
razionalismo è troppo generico, per caratterizzare univocamente questo o
quell’indirizzo filosofico. Solo se viene riferito a campi più circoscritti
dell’esperienza umana, il concetto acquista un valore utilizzabile e storicamente
determinato. Si parla così di un razionalismo etico, sia che la formula serva a
designare la dottrina socraticoplatonica della morale come « scienza del bene », sia
che essa venga riferita a quelle concezioni che identificano la positività etica con il
controllo e la moderazione « ragionevole » degli istinti. Il razionalismo religioso
tende a giustificare le verità della fede attraverso la riflessione, quando addirittura
non affermi il fondamento esclusivamente razionale di tali verità, negando la