Page 696 - Dizionario di Filosofia
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rispettare e garantire (Locke e Montesquieu).

          RAIMONDO SEBUNDE o di sabunda, in catalano Ramón Sabunde, filosofo, teologo e
          medico  catalano  (Barcellona  -  Tolosa  1436).  Fu  autore  di  un Liber creaturarum,
          stampato intorno al 1484 con il titolo di Theologia naturalis in cui, sotto l’influenza
          di Raimondo Lullo, invitava a leggere nel libro della natura per cogliere la verità

          della fede, piuttosto che basarsi sui libri sacri e sull’autorità ecclesiastica. L’opera,
          per  l’ardito  appello  all’esperienza  e  la  polemica  antiscolastica,  piacque  a
          Montaigne, che la tradusse in francese, ma fu censurata dal concilio di Trento, che ne
          soppresse il prologo.
          RĀMĀNUJA,  filosofo  indiano  (†  1137  circa).  Insegnò  a  Shrīrangam  e  viaggiò

          probabilmente fino al Kashmir. Fondò una scuola vedantica, la cui dottrina riconosce
          una  certa  realtà  autonoma  agli  individui,  intesi  corne  «  modi  »  dell’unico  e
          indivisibile brahman.  Scrisse  diverse  opere  sul  culto  di  Visnu,  esortando  alla
          pratica dell’adorazione (bhakti).

          RAMBAM, altro nome con cui è noto il filosofo ebreo Mosè MAIMONIDE, tratto dalle
          iniziali del suo nome ebraico RAbbi Mosheh ben Maimon.
          RAMO (Pietro) [italianizzazione della forma lat. Ramus del fr. Pierre DE LA RAMÉE],
          umanista,  matematico  e  filosofo  francese  (Cuts,  Vermandois,  1515  -Parigi  1572).
          Figlio  di  un  gentiluomo  decaduto,  a  prezzo  di  grandi  sacrifici  giunse  (1536)  a
          conseguire  il  titolo  di magister  artium  nell’università  di  Parigi.  La  sua  critica

          radicale  all’aristotelismo  gli  costò  una  condanna  da  parte  della  Sorbona  (1543),
          annullata più tardi da Enrico II; in seguito, grazie all’aiuto del cardinale di Lorena,
          ottenne una cattedra al Collegio reale (Collegio di Francia), nella storia del quale fu
          il primo professore di matematica. La sua adesione al calvinismo (1561) lo costrinse
          ad abbandonare Parigi e a peregrinare in Germania e in Svizzera. Tornò in Francia

          nel 1570, dopo la pace di Saint-Germain fra ugonotti e cattolici, e morì per mano di
          sicari nella notte di San Bartolomeo.
          L’aspetto  più  originale  del  pensiero  di  P.  Ramo  è  nel  tentativo  di  sostituire  una
          logica nuova, aderente al movimento « naturale » del pensiero, agli schematismi e ai
          formalismi in cui si era cristallizzato l’aristotelismo scolastico. Il suo interesse per
          la linguistica si manifestò nella compilazione di grammatiche che ebbero durevole
          successo nelle scuole. Le sue opere filosofiche più importanti sono le Dialecticae

          partitiones (1543) e le Aristotelicae animadversiones (1543).
          Bibliogr.:  C.  Waddington, Pierre  de  la  Ramée,  sa  vie,  ses  écrits,  ses  opinions,
          Parigi 1855;  F.  P.  Graves, Petrus  Ramus and the educational reformation in the
          16th  century,  Nuova  York  1912;  W.  J.  Ong, Ramus,  method  and  the  decay  of

          dialogue, Cambridge (Mass.) 1958; R. Hooykas, Romanisme, sciences et réforme.
          Pierre de la Ramée, Leida 1958.
          RAPPRESENTAZIONE.  Il  termine  indica  tanto  l’operazione  conoscitiva  del  «
          rappresentare » quanto il contenuto dell’operazione stessa. Sebbene nel linguaggio
          della filosofia moderna siano spesso indicati come rappresentazioni tutti i nostri atti
          e contenuti conoscitivi, il termine nel suo significato più proprio designa la forma di
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