Page 692 - Dizionario di Filosofia
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attività  scientifica  è  iniziata  con  un  lavoro  di  sistemazione  dei Principia

          mathematica  di  Whitehead  e  Russell  ed  è  proseguita  nella  ricerca  di  nuovi  e
          originali  mezzi  di  fondazione  della  logica  matematica  sino  all’inizio  degli  anni
          Cinquanta.  In  tale  campo  il  suo  lavoro  è  stato  notevole  anche  dal  punto  di  vista
          didattico,  sia  grazie  alla  stesura  di  trattati  fondamentali,  sia  per  lo  sforzo  di
          semplificazione costantemente operato. Le principali pubblicazioni in questo campo:
          Logica matematica  (1940); Logica elementare  (1941); Manuale di logica (1950);

          Parola e oggetto  (1960); Teoria delle classi e sua logica (1963). Ultimamente ha
          rivolto il suo interesse alla linguistica e alla teoria del linguaggio pubblicando Le
          radici della referenza (1973).
          QUINTESSENZA  o QUINTA  ESSENZA  (lat.  mediev., quinta  essentia,  dal  gr.
          pémpton  stoikêion,  quinto  elemento).  Il  quinto  elemento  (l’etere)  aggiunto  da

          Aristotele  ai  quattro  (terra,  acqua,  aria,  fuoco)  che,  da  Empedocle  in  poi,  erano
          considerati costitutivi del reale. Aristotele osservò che, mentre i corpi terrestri erano
          caratterizzati dall’avvicendarsi di continue mutazioni, quelli celesti erano da sempre
          incorruttibili e immutabili e, spiegando il comportamento dei primi come frutto del
          diverso combinarsi dei quattro elementi costitutivi, sostenne che i secondi dovevano
          essere composti di un’unica sostanza. A questa, purissima e leggerissima, egli diede

          il nome di etere (aither).
          QUODLIBET.  Nome  dato  nelle  università  medievali  a  quelle  discussioni  pubbliche
          che si tenevano due volte all’anno, in prossimità del Natale e della Pasqua, e alle
          quali partecipavano non solo il maestro e gli studenti, ma anche persone estranee
          all’università. Erano dette anche quaestiones quodlibetales.  Il nome (dal lat. quod
          libet, ciò che si preferisce) deriva dal fatto che l’argomento della discussione non

          era proposto dal maestro, ma da uno qualsiasi dei presenti, il quale poteva chiedere
          « qualsiasi cosa ». Alla discussione partecipavano tutti i presenti, fino a che si aveva
          un quadro completo delle diverse opinioni relative al problema proposto; alla fine
          interveniva il maestro, il quale (di solito il giorno dopo) riassumeva il dibattito che
          si era tenuto, esponeva organicamente gli argomenti svolti e, dopo averli discussi,

          dava la sua risposta conclusiva.  La letteratura quodlibetale è molto vasta: in essa
          emergono soprattutto Tommaso d’Aquino ed Enrico di Gand.
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