Page 690 - Dizionario di Filosofia
P. 690

deformazione  intellettualistica  e  come  rinuncia  alla  comprensione  autentica  la

          riduzione sistematica della qualità a quantità (si pensi, per es., a  Bergson).  Nella
          dialettica hegeliana i mutamenti quantitativi graduali giungono a un punto nodale, nel
          quale  si  verifica  il  «  salto  di  qualità  »  e  viene  alla  luce  un  ordine  di  realtà
          irriducibile al precedente. Tale concetto fu ripreso da Engels, che considerò come
          legge fondamentale della dialettica materialistica « la conversione della quantità in
          qualità ». Che il quantitativo debba a un certo livello trasformarsi in qualitativo è

          nozione  di  uso  corrente  nell’ambito  del  marxismo  (balzo  o salto  qualitativo  o
          dialettico).
          QUANTO.  Termine  introdotto  da  M.  Planck  nel  1900  per  indicare  una  parte
          indivisibile di una grandezza fisica (per es. energia o momento angolare) che viene
          emessa  o  assorbita  da  un  sistema  o  che  si  propaga  nello  spazio.  L’idea  che  la
          radiazione  elettromagnetica  venisse  emessa  per  quantità  discrete  o quanti  di

          energia,  proposta  da  Planck  nel  1900,  benché  fosse  accolta  a  malincuore  dalla
          maggioranza  dei  fisici  del  tempo,  fu  progressivamente  estesa  e  applicata  a  una
          grande quantità di fenomeni inspiegabili nell’ambito della fìsica classica: nel 1905
          Einstein, supponendo che i quanti di Planck fossero effettivamente dei corpuscoli con
          una loro individualità, i fotoni, riuscì a spiegare in termini molto semplici l’effetto

          fotoelettrico. La scoperta dell’effetto Compton (1922) e dell’effetto Raman (1923),
          entrambi  inspiegabili  mediante  la  teoria  ondulatoria  della  luce,  confermarono
          definitivamente l’esistenza di un comportamento corpuscolare della luce che in certi
          fenomeni prevale sull’aspetto ondulatorio.
          Questo insanabile dualismo tra il comportamento corpuscolare e quello ondulatorio
          della  luce  non  è  la  sola  contraddizione  della  concezione  classica  della  fisica:  la
                                                                                                 −8
          meccanica classica applicata ai sistemi di dimensioni dell’ordine di 10  cm, quali
          gli  atomi,  le  molecole  e  in  genere  tutte  le  particelle  subatomiche,  conduce
          inevitabilmente  a  contraddizioni  con  la  realtà  sperimentale:  si  consideri  il  solo
          esempio  dell’elettrone  che  ruoterebbe,  secondo  il  modello  classico,  intorno  al
          nucleo; essendo dotato di accelerazione, secondo la elettrodinamica classica, esso

          dovrebbe irradiare energia elettromagnetica in continuità, e avvicinarsi sempre più
          al nucleo fino a « cadere » su di esso; la realtà invece dimostra che l’atomo è un
          sistema stabile che non irradia energia, se non quando sia eccitato, nel qual caso
          l’emissione di energia non è mai continua, ma avviene per quantità discrete, secondo
          « salti » di energia, da un « livello » all’altro. Nel 1923 L. de Broglie ipotizzò che,
          così come la radiazione elettromagnetica, anche i corpuscoli costituenti la materia e
          in particolare gli elettroni fossero in qualche modo associati a un’onda. L’ipotesi di
          de  Broglie  fu  confermata  sperimentalmente  mediante  la  celebre  esperienza  di

          Davisson e Germer (1927) in cui si dimostrava che gli elettroni possono produrre
          figure di diffrazione, un fenomeno tipico della propagazione per onde. Nel 1926 E.
          Schrödinger trovò l’equazione a cui doveva soddisfare l’onda di de Broglie: prese
          forma  così  una  nuova  teoria  dei  quanti,  la meccanica  ondulatoria.  L’anno
          precedente  Heisenberg  aveva  proposto  un  nuovo  tipo  di  meccanica,  la meccanica

          quantistica, espressa da un linguaggio matematico molto diverso da quello usato fino
   685   686   687   688   689   690   691   692   693   694   695