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deformazione intellettualistica e come rinuncia alla comprensione autentica la
riduzione sistematica della qualità a quantità (si pensi, per es., a Bergson). Nella
dialettica hegeliana i mutamenti quantitativi graduali giungono a un punto nodale, nel
quale si verifica il « salto di qualità » e viene alla luce un ordine di realtà
irriducibile al precedente. Tale concetto fu ripreso da Engels, che considerò come
legge fondamentale della dialettica materialistica « la conversione della quantità in
qualità ». Che il quantitativo debba a un certo livello trasformarsi in qualitativo è
nozione di uso corrente nell’ambito del marxismo (balzo o salto qualitativo o
dialettico).
QUANTO. Termine introdotto da M. Planck nel 1900 per indicare una parte
indivisibile di una grandezza fisica (per es. energia o momento angolare) che viene
emessa o assorbita da un sistema o che si propaga nello spazio. L’idea che la
radiazione elettromagnetica venisse emessa per quantità discrete o quanti di
energia, proposta da Planck nel 1900, benché fosse accolta a malincuore dalla
maggioranza dei fisici del tempo, fu progressivamente estesa e applicata a una
grande quantità di fenomeni inspiegabili nell’ambito della fìsica classica: nel 1905
Einstein, supponendo che i quanti di Planck fossero effettivamente dei corpuscoli con
una loro individualità, i fotoni, riuscì a spiegare in termini molto semplici l’effetto
fotoelettrico. La scoperta dell’effetto Compton (1922) e dell’effetto Raman (1923),
entrambi inspiegabili mediante la teoria ondulatoria della luce, confermarono
definitivamente l’esistenza di un comportamento corpuscolare della luce che in certi
fenomeni prevale sull’aspetto ondulatorio.
Questo insanabile dualismo tra il comportamento corpuscolare e quello ondulatorio
della luce non è la sola contraddizione della concezione classica della fisica: la
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meccanica classica applicata ai sistemi di dimensioni dell’ordine di 10 cm, quali
gli atomi, le molecole e in genere tutte le particelle subatomiche, conduce
inevitabilmente a contraddizioni con la realtà sperimentale: si consideri il solo
esempio dell’elettrone che ruoterebbe, secondo il modello classico, intorno al
nucleo; essendo dotato di accelerazione, secondo la elettrodinamica classica, esso
dovrebbe irradiare energia elettromagnetica in continuità, e avvicinarsi sempre più
al nucleo fino a « cadere » su di esso; la realtà invece dimostra che l’atomo è un
sistema stabile che non irradia energia, se non quando sia eccitato, nel qual caso
l’emissione di energia non è mai continua, ma avviene per quantità discrete, secondo
« salti » di energia, da un « livello » all’altro. Nel 1923 L. de Broglie ipotizzò che,
così come la radiazione elettromagnetica, anche i corpuscoli costituenti la materia e
in particolare gli elettroni fossero in qualche modo associati a un’onda. L’ipotesi di
de Broglie fu confermata sperimentalmente mediante la celebre esperienza di
Davisson e Germer (1927) in cui si dimostrava che gli elettroni possono produrre
figure di diffrazione, un fenomeno tipico della propagazione per onde. Nel 1926 E.
Schrödinger trovò l’equazione a cui doveva soddisfare l’onda di de Broglie: prese
forma così una nuova teoria dei quanti, la meccanica ondulatoria. L’anno
precedente Heisenberg aveva proposto un nuovo tipo di meccanica, la meccanica
quantistica, espressa da un linguaggio matematico molto diverso da quello usato fino