Page 685 - Dizionario di Filosofia
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moderna può essere considerato W. Wundt, che utilizzò il principio del parallelismo
psicofisico, negando ogni interazione di anima e di corpo e sostenendo il principio
di una causalità psichica autonoma da quella fisica, dotata di proprie leggi. Wundt
formò intorno a sé una vera e propria scuola; nel 1879 aprì a Lipsia il primo
laboratorio di psicologia sperimentale e nel 1882 fondò la prima rivista dedicata
interamente alla psicologia.
L’orientamento dominante della psicologia europea nella seconda metà del XIX sec.
fu l’associazionismo*, nato un secolo prima in Inghilterra, a opera soprattutto di D.
Hartley, ma maturatosi e sistematizzatosi alla luce della filosofia positivistica ed
evoluzionistica. Secondo tale concezione, rappresentata tra l’altro da James Mill e
da H. Spencer, ogni processo psichico è una somma scomponibile degli elementi
semplici che si associano meccanicamente tra loro a co-stituirlo.
Negli Stati Uniti d’America venne elaborato invece il behaviorismo*, fondato sulla
rinuncia dell’introspezione e l’analisi sperimentale del comportamento, sia umano
sia animale, il quale costituisce ancora la corrente dominante nella cultura
psicologica nordamericana.
Dalla contestazione critica dell’associazionismo, iniziata alla fine del XIX sec. in
seguito a talune osservazioni fondamentali compiute da C. von Ehrenfels intorno al
fenomeno della percezione dei suoni (melodia), prese avvio la cosiddetta psicologia
della forma (Gestaltpsychologie), la quale, contrariamente alle teorie
associazionistiche, nega la scomponibilità dei processi percettivi in nome di
un’originaria struttura sintetica dei contenuti stessi della percezione. La teoria della
Gestalt (che significa appunto « struttura » o « forma ») costituisce tuttora uno degli
indirizzi più vivi e fecondi della psicologia contemporanea.
La psicologia moderna comprende vari campi di ricerca difficilmente delimitabili.
Esistono però due principali indirizzi di studi catalogati come psicologia generale e
psicologia individuale (o differenziale); il primo, più tradizionale, concerne gli
individui in genere, prescindendo dalle differenze tra soggetto e soggetto e si
prefigge lo scopo di chiarire le leggi generali che sono alla base delle attività
mentali umane mentre il secondo, più nuovo e in netto incremento, è centrato sulle
differenze individuali.
La psicologia generale ha per oggetto l’attività psichica dell’« adulto normale »,
quello cioè le cui reazioni psichiche entrano nei limiti comuni di variabilità della
popolazione di cui è parte; pertanto dopo aver distinto e classificato le forme
basilari degli stati e dei processi psichici, tende a chiarirne le leggi e i rapporti, a
definirli fenomenologicamente.
Tuttavia il fatto che l’uomo sia un organismo integrato in una collettività che lo
socializza progressivamente ha determinato la necessità di studiare le attività mentali
di individui riuniti da caratteristiche comuni, ad es. di età (psicologia dell’età
evolutiva, dell’adulto, dell’età involutiva o senile). La psicologia differenziale
inoltre si distingue da quella generale perché il suo campo di indagini si estende
ampiamente nell’ambito dell’anormalità, sia studiando le deviazioni sia portando su
un piano applicativo i risultati di tali studi (psicologia clinica).