Page 688 - Dizionario di Filosofia
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          QUADRILEMMA.  Nella  logica,  tipo  di  dilemma*  in  cui  le  alternative  che  lo
          compongono sono quattro. (Si dice anche TETRA-LEMMA.)
          QUADRIVIO.  Nel  medioevo,  uno  dei  due  gruppi  in  cui  si  suddividevano  le  arti

          liberali, costituito dall’aritmetica, dalla geometria, dalla musica e dall’astronomia.
          (L’altro era il trivio.)
          QUAESTIO (voce lat.). Uno dei metodi di insegnamento adottati, insieme con la lectio,
          nelle  università  medievali.  Mentre  la lectio  si  riduceva  alla  semplice  lettura  e
          commento  del  testo,  la quaestio  consisteva  nell’esame  di  un  problema,  cui  aveva
          dato spunto il testo che si stava leggendo, e si svolgeva attraverso un dibattito. Se ne

          distinguevano  due  tipi:  le quaestiones  disputatae,  cioè  quelle  ordinarie,  che  si
          tenevano nella scuola, ove il dibattito si svolgeva tra studenti o tra baccellieri sotto
          la guida del maestro, e le quaestiones quodlibetales, che si tenevano davanti a un
          pubblico più vasto e nelle quali tutti i presenti potevano intervenire (V. QUODLIBET).
          Molte opere filosofiche e scientifiche medievali sono raccolte di quaestiones, ma in
          esse  non  è  riportata  tutta  la  discussione:  la quaestio  viene  riassunta  secondo  uno

          schema fisso, in cui, dopo aver posto il problema in forma di domanda, si espongono
          gli argomenti favorevoli e contrari alle opposte soluzioni; si dà quindi la risposta
          che si ritiene esatta insieme con la dimostrazione; infine si controbattono le opinioni
          contrarie.
          QUALITÀ.  Una  qualunque  determinazione  di  un  oggetto.  Aristotele  dette  una
          classificazione delle qualità, esemplare per la sua completezza, la quale fu ripresa

          dalla scolastica: rientrano fra le qualità le proprietà (habitus et dispostio), le facoltà
          (potentia  et  impotentia),  le  affezioni  (passivae  qualitates),  la  forma  geometrica
          (figura  et  forma).  Nell’ordine  delle  categorie  aristoteliche  la  qualità  occupa  il
          secondo  posto,  preceduta  dalla  sostanza  e  seguita  dalla  quantità.  Di  origine
          neoplatonica è probabilmente l’uso di designare come qualità di una proposizione il
          suo carattere affermativo o negativo. Kant riunì sotto la qualità le tre categorie della

          realtà,  della  negazione  e  della  limitazione,  in  dipendenza  della  tradizione  logica
          sopra accennata. Per Hegel la qualità è la prima determinazione dell’idea, che si è
          fatta  essere  determinato  superando  l’antitesi  iniziale  dell’essere  e  del  nulla.  La
          distinzione  fra qualità  primarie  e secondarie  (e  cioè  fra  qualità  oggettive  e
          soggettive),  che  risale  all’atomismo  classico,  fu  ripresa  fra  gli  altri  da  Hobbes,
          Galileo, Cartesio, Locke e confutata da Berkeley. La tematica gnoseologica implicita
          in tale distinzione è divenuta sempre più inattuale, mentre va detto in generale che la

          vastità e l’indeterminatezza dell’ambito di significato del termine « qualità » rendono
          necessaria una definizione preliminare, per qualunque uso valido di esso.
          •  Qualità  occulta,  espressione  con  cui  fu  designata,  a  partire  dal XVI  sec.,  dai
          seguaci della fisica aristotelica, la supposta causa ignota, di ordine metempirico, di
          effetti percepibili. (La fisica nasce come scienza rinunciando proprio alla nozione di
          qualità  occulta,  considerata  da  Newton  come  uno  dei  principali  impedimenti  al

          progresso della filosofia naturale.)
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