Page 67 - Dizionario di Filosofia
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Dio.  Opere  principali: La  reazione  idealistica  contro  la  scienza  (1912),

          Relativismo e idealismo (1922), Il problema di Dio e il nuovo pluralismo (1924),
          L’esperimento nella scienza, nella filosofia, nella religione  (1936), L’estetica di
          Kant e degli idealisti romantici  (1942), Il sacrificio come significato del mondo
          (1947), Critica  dell’esistenzialismo                (1950), Il  nuovo  positivismo  e  lo
          sperimentalismo (1954).

          ALS OB. V. COME SE.
          ALTERAZIONE.  Nel  linguaggio  aristotelico,  una  delle  forme  del  mutamento,  che
          riguarda le qualità accidentali di una cosa.
          ALTERITÀ.  Nella  filosofia  antica  e  medievale  il  concetto  di alterità  si  oppone  a

          quello di identità ed è sinonimo di diversità: esso implica in particolare il problema
          del  rapporto  del  molteplice  all’uno.  Nella  filosofia  idealistica  indica  ciò  che  si
          oppone all’io, il mondo esterno rispetto al soggetto che lo pensa o che lo percepisce.
          Nella teologia negativa, l’alterità è il carattere dell’Essere trascendente, di Dio in
          quanto Egli è « assolutamente altro » rispetto a tutto ciò che noi possiamo conoscere
          o  pensare  partendo  dalla  nostra  esperienza.  Nelle  dottrine  personalistiche,

          nell’esistenzialismo,  ecc.,  il  problema  dell’altro  si  pone  come  il  problema  del
          riconoscimento di altri soggetti, di altre coscienze oltre la propria e quindi come il
          problema della comunicazione. (V. ALTRO.)
          ALTERNATIVA. Nella logica, sistema di due proposizioni reciprocamente esclusive,
          tali  che  la  verità  dell’una  comporta  la  falsità  dell’altra,  e  viceversa:  si  esprime
          mediante  il  giudizio  disgiuntivo.  (Es.: La  materia  è  composta  di  elementi

          indivisibili,  o  è  divisibile  all’infinito.  Il  mondo  i  stato  creato,  o  esiste  da  tutta
          l’eternità.) [Tra le due proposizioni di un’alternativa, non esistono vie di mezzo;
          pertanto essa implica il riconoscimento della validità logica del principio del terzo
          escluso.]

          ALTHUSIUS (Johannes), filosofo del diritto tedesco (Diedenshausen 1557 -  Emden
          1638). La sua opera principale, Politica methodice digesta atque exemplis sacris
          et  profanis  illustrata  (1603),  determina  per  la  prima  volta  in  modo  sistematico
          l’ambito di autonomia della scienza politica, dall’autore chiamata anche « simbiotica
          »,  cioè  relativa  ai  fenomeni  associativi.  La  sua  dottrina  concepisce  una  società
          composta di comunità diverse e di ampiezza crescente (famiglie, comuni, province),
          di cui lo Stato non è che l’ultimo gradino: l’origine contrattualistica di esso fa si che

          i  poteri  pubblici  sussistano  in  quanto  delegati  dal  popolo  che  detiene  in  modo
          inalienabile la sovranità. Le comunità inferiori, in caso di particolari violazioni del
          diritto  naturale  e  della  morale  da  parte  dell’autorità  politica,  possono  anche
          sciogliere  il  contratto  e  riprendere  la  propria  autonomia.  La  dottrina  di Althusius
          rappresenta un passo essenziale nella teorizzazione della sovranità popolare, fondata
          su principi giusnaturalistici.

          Bibllogr.: Politica methodice digesta, a cura di C. J. Friedrich, Cambridge 1932; su
          A.  e  il  giusnaturalismo:  G.  Solari, La  scuola  del  diritto  naturale  nelle  dottrine
          eticogiuridiche  dei  secoli  XVII  e  XVIII,  Torino  1904;  O.  von  Gierke, Giovanni
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