Page 70 - Dizionario di Filosofia
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assoluto, è il vero termine e l’oggetto ideale di ogni amore. Questa dottrina viene
ripresa da sant’Agostino, che immette in essa il concetto del Dio cristiano, il quale
non è più, come per i filosofi pagani, soltanto il termine ultimo delle aspirazioni
degli esseri che tendono alla sua perfezione, ma risponde col suo amore all’amore
degli uomini: l’amore fa parte della sua natura ed è identificato con lo Spirito Santo,
con la terza persona della Trinità. Perciò ogni amore terreno, e specialmente l’amore
fraterno tra gli uomini, è la rivelazione di uno degli aspetti essenziali della divinità.
La concezione neoplatonica e agostiniana dell’amore continua in tutto il medioevo,
presso mistici, pensatori e poeti. Ad essa si rifanno ancora le teorie dell’amore dei
pensatori dell’Umanesimo e del Rinascimento (Marsilio Ficino, Leone Ebreo ed
altri); tuttavia è presente anche una concezione naturalistica dell’amore come forza
vitale, che talora viene intesa come un principio cosmico che pervade e anima tutti
gli esseri. Nell’età moderna prevale l’indagine psicologica del sentimento amoroso
sulle dottrine a sfondo teologico. Per Cartesio e Spinoza, l’amore è una passione e
per dominarla l’uomo deve far uso della ragione, che trasformerà la passione in
sentimento lucido e sereno. Per Leibniz « amare è godere della felicità altrui, ossia
far propria la felicità di un altro ».
Per il Romanticismo (Schlegel, Schleiermacher, Hegel) l’amore è la sorgente e
l’anima di tutte le emozioni, è un sentimento infinito « per cui due esseri — scrive
Hegel — non esistono che in un’unità perfetta e pongono in questa identità tutta la
loro anima e il mondo intero ». Per Schopenhauer ed Eduard von Hartmann, l’amore
è un’insidia tesa all’individuo dal « genio della specie » al fine di perpetuare la vita.
Dell’amore sessuale è stata fatta da Herbert Spencer una celebre analisi, secondo la
quale i suoi elementi costitutivi sono molteplici: l’affezione, l’ammirazione, l’amore
dell’approvazione, la stima di sé, il sentimento e il piacere del possesso, il piacere
di una più grande libertà d’azione, l’esaltazione della simpatia.
Nell’età contemporanea l’indagine psicologica diventa più minuziosa ed utilizza le
nuove teorie della psicologia del profondo. Per Freud e la psicoanalisi (che in certo
qual modo si riconnettono alla concezione schopenhaueriana) l’amore, anche nelle
sue manifestazioni più elevate, non è altro che la sublimazione di un impulso
istintivo originario, cioè la libido. Tuttavia tale dottrina non spiega la « scelta » che
è presente in tutte le forme dell’amore: a tale problema ha dato una risposta Max
Scheler, secondo cui la scelta è determinata dal riconoscimento di un valore
(qualunque esso sia: vitale, spirituale o morale) nella persona amata. Al contrario,
per altri la scelta non è connessa con una prospettiva assiologica, anche se
esclusivamente personale, ma ha un carattere del tutto individuale, esistenziale: io
amo una persona perché è quella e nessun’altra. Amore di sé è il sentimento che
nasce dall’istinto di conservazione, comune anche agli animali, e che nell’uomo si
manifesta come aspirazione a sviluppare la propria individualità. Nelle sue forme
più elevate, esso ci spinge a dar soddisfazione ai nostri sentimenti più propriamente
umani, e di conseguenza anche alle nostre inclinazioni altruistiche e sociali: perciò
l’amore di sé non deve essere inteso come « egoismo » o come opposto
necessariamente all’amore per gli altri.