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Dall’analogia  d’attribuzione  viene  distinta  l’analogia  di  proporzionalità,  per  la

          quale uno stesso termine viene attribuito a due o più oggetti non in ragione del loro
          rapporto con un terzo, ma perché esiste una somiglianza, una proporzione (è questo
          il  significato  primitivo  di  analogia)  tra  il  rapporto  del  primo  oggetto  con  il  suo
          attributo  e  il  rapporto  del  secondo  oggetto  con  il  suo  attributo.  L’analogia  di
          proporzionalità  entra  in  gioco  nella  questione  degli  attributi  divini:  il  termine  «
          sapiente » non si applica a Dio nello stesso senso (univocamente) che all’uomo, ma

          analogicamente. In particolare, san Tommaso d’Aquino afferma che la nozione di «
          essere », applicata a Dio e alle creature, è analogica, non univoca, in quanto Dio è
          l’Essere necessario, in cui essenza ed esistenza si identificano, mentre negli esseri
          finiti  essenza  ed  esistenza  sono  realmente  distinte.  La  dottrina  dell’analogia
          dell’essere  è  anche  la  base  della  distinzione  tomista  tra  metafìsica  (scienza
          dell’essere finito) e teologia (scienza dell’essere necessario); essa venne criticata da
          Duns Scoto, che riaffermò invece il principio dell’univocità dell’essere.

          •  Ragionamento  per  analogia,  forma  di  ragionamento  per  cui,  constatate  alcune
          somiglianze  tra  due  cose,  se  ne  inferisce  che  esse  hanno  altre  somiglianze,  altri
          caratteri comuni. Non è un procedimento rigoroso e ha un valore soltanto probabile;
          tuttavia riesce utile in quei casi in cui non conosciamo direttamente un oggetto, ma

          sappiamo che questo possiede alcuni caratteri comuni con un altro oggetto a noi noto.
          Pertanto  il  ragionamento  analogico  ha  una  grande  importanza  nella  condotta  della
          vita e anche in molte scienze, dove spesso è il punto di partenza di ipotesi, e quindi
          di ricerche ed esperienze che tali ipotesi suggeriscono.
          •  Analogie  dell’esperienza  sono  chiamate  da  Kant  le  regole  di permanenza,  di
          successione  e  di simultaneità  che  legano  tra  di  loro  le  percezioni,  in  modo  da

          rendere possibile l’unità dell’esperienza (Critica della ragion pura).
          ANÀLOGO. Si dice di un termine che viene attribuito a diversi oggetti con lo stesso
          significato,  ma  per  titolo  diverso  o  con  diversa  proporzione.  (V. ANALOGIA  di
          attribuzione  e ANALOGIA di proporzionalità.) [I termini analoghi sono medi tra gli
          univoci, che vengono attribuiti a diversi oggetti con lo stesso identico significato, e

          gli equivoci,  che  vengono  attribuiti  a  diversi  oggetti  con  significato  totalmente
          diverso: come il termine cane che viene attribuito all’animale e alla costellazione.]
          ANÀMNESI  (dal  gr. anámnēsis,  ricordo).  Secondo  Platone  (nel Menone  e  in  altri
          dialoghi),  la  reminiscenza  delle  idee,  già  conosciute  in  una  vita  anteriore,  che
          tornano alla mente dell’uomo in seguito alla percezione degli oggetti sensibili, ma
          non  in  dipendenza  da  questa.  (In  tal  modo  Platone  rende  autonoma  la  conoscenza

          intellettiva  rispetto  alla  conoscenza  sensibile,  che  fornisce  solo  l’occasione  per
          richiamare le idee già preesistenti nell’anima.)
          ANAPODÌTTICO (gr. anapódeiktos, da an priv. e apodeiktós, dimostrabile). Secondo
          Aristotele, il procedimento dimostrativo sillogistico, sul quale si fonda la scienza,

          presuppone  alcune premesse prime, dalle quali esso parte, che sono anapodittiche,
          cioè  non  hanno  bisogno  di  dimostrazione  ma  sono  evidenti  di  per  se  stesse
          all’intelletto;  altrimenti,  se  anch’esse  dovessero  essere  dimostrate,  si  avrebbe  un
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