Page 76 - Dizionario di Filosofia
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Berlino 1894 (trad. it.: Milano 1921); P. Kropotkin, Modern science and anarchy,
Londra 1903 (trad. it.: Milano 1922); E. Zoccoli, L’anarchia. Gli agitatori, le idee,
i fatti, Torino 1907; M. Nettlau, Der Anarchismus von Proudhon zu Kropotkin:
seine historische Entwicklung in den Jahren 1859-1880, Berlino 1927; A. Borghi,
Mezzo secolo di anarchia, Napoli 1954; D. Guérin, L’anarchisme. De la doctrine à
l’action, Parigi 1965 (trad. it.: Roma 1969); P. C. Masini, Storia degli anarchici
italiani da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Milano 1969; P. Ansart, Marx et
l’anarchisme, Parigi 1969; G. M. Bravo, L’anarchismo, in Storia delle idee
politiche, economiche e sociali, vol. V, Torino 1972, con ampia bibliografia.
ANASSÀGORA, in gr. Anaxagóras, filosofo, astronomo e matematico greco
(Clazomene, nella Ionia, 500 circa a.C. - Lampsaco 428). Subì l’influsso della
scuola di Anassimene, anche se non è cronologicamente possibile che sia stato suo
diretto discepolo (come afferma Diogene Laerzio). Verso il 460 si recò in Atene,
dove per primo introdusse lo studio della filosofia, e aprì una scuola. Fu amico e
maestro di Pericle; ebbe tra i suoi discepoli anche Euripide, Archelao e, forse,
Socrate, che accenna al suo insegnamento nel Fedone di Platone. Nel 432 fu accusato
di empietà dagli avversari politici di Pericle, perché negava che il Sole e la Luna
fossero dèi e diceva che il Sole era una pietra incandescente e la Luna un corpo
terrestre. Con l’aiuto di Pericle riuscì a fuggire da Atene; si recò a Lampsaco,
nell’Asia Minore, dove tenne ancora scuola.
Anassagora fu un pluralista: pose come origine di tutte le cose un numero infinito di
semi, ossia di particelle aventi qualità e natura simili a quelle delle cose che
derivano dalla loro unione, dalla loro mescolanza: perciò tali semi vennero da lui
detti omeomerie (« particelle similari »). Affermò che « nulla nasce e nulla viene
distrutto », per cui la nascita si configura nella sua dottrina come mescolanza e la
distruzione come separazione, e che « tutto è in tutto », cioè che in ogni cosa c’è una
particella di tutte le cose. A spiegare tale principio trasse esempio dalla nutrizione:
come potrebbe ciascun alimento, semplice e di una sola specie, come il pane, nutrire
le varie parti del corpo, le ossa, i nervi, il sangue, ecc. se non avesse in sé frazioni
minutissime delle parti che da esso traggono nutrimento? Tuttavia ogni cosa si
differenzia dalle altre per il prevalere, nella sua composizione, dei semi di una
stessa natura. Anassagora ammise l’infinita divisibilità della materia, sostenendo che
i semi delle cose non possono esistere come particelle a sé stanti e sono
indiscernibili. Al di sopra di questa infinita pluralità e dispersione, Anassagora pose
l’intelletto (nûs), da lui inteso come la materia più leggera e più sottile, dotata di
forza motrice e di conoscenza: esso ha dato ordine all’universo, regolando le
rivoluzioni degli astri. « All’inizio era il caos — scrisse Anassagora — poi venne
l’intelletto che diede ordine a tutte le cose ». Tuttavia bisogna notare che egli non
fece intervenire il nûs se non in assenza di cause meccaniche, per togliersi
d’imbarazzo quando si trattava di spiegare l’origine del movimento oppure la vita.
Scrisse un trattato Sulla natura, di cui ci sono pervenuti ventidue frammenti. A lui si
devono anche importanti scoperte scientifiche: supponendo che la Luna ricevesse la
sua luce dal Sole, ne dedusse una spiegazione delle eclissi; praticando la dissezione