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della Bibbia e considerò il mondo intelligibile non distinto dall’essere divino, ma

          come  suo Logos  o Verbo. Questa interpretazione ebbe i più ampi sviluppi sia nel
          pensiero degli autori cristiani sia nel neoplatonismo. Per i cristiani, il Logos o Verbo
          di Dio, che comprende i modelli eterni o archetipi del reale, venne identificato con
          la seconda persona della Trinità (Vangelo di san Giovanni); talora il mondo ideale e
          perfetto venne concepito come la creazione eterna di Dio, mentre il mondo materiale
          e corruttibile ne sarebbe solo la degradazione e la caduta, determinata dal peccato

          originale del primo uomo (Gregorio di Nissa); il problema del passaggio dall’uno al
          molteplice, dal principio unico (Dio o il Bene assoluto) alla molteplicità del reale,
          fu risolto mediante il concetto biblicocristiano di creazione, con cui si giustifica la
          trascendenza assoluta di Dio e, nello stesso tempo, la partecipazione di tutte le cose
          alla  natura  puramente  intelligibile  di  Dio  (pseudo-Dionigi  l’Areopagita).  Al
          contrario, gli ultimi rappresentanti del platonismo pagano (v. NEOPLATONISMO), non
          accettando  l’idea  di  creazione,  intesero  il  passaggio  dall’uno  al  molteplice  come

          emanazione (Plotino): in questo fluire e degradare di tutte le cose dal principio unico
          ineffabile,  gli  enti  intermedi,  ossia  i  modelli  o  archetipi  del  reale,  vennero
          identificati  con  le  divinità  del  politeismo  pagano  (Proclo).  In  tal  modo,  sia  il
          platonismo  dei  padri  della  Chiesa  sia  il  neoplatonismo  pagano  accentuarono  gli
          aspetti  misticoreligiosi  della  filosofia  di  Platone,  trascurando  l’analisi  scientifica,
          pur presente nella sua opera, delle strutture razionali del reale.

          Il  medioevo  conobbe  Platone  in  massima  parte  solo  indirettamente,  soprattutto
          attraverso Agostino, Boezio e lo pseudo-Dionigi l’Areopagita. Da Agostino vennero
          accolti  i  temi  platonici  dell’interiorità  della  verità,  della  conoscenza  come
          illuminazione  e  non  come  procedimento  astrattivo  dalla  conoscenza  sensibile  e  la
          dottrina  dell’esemplarismo  (i  modelli  eterni  come  idee  della  mente  divina).  Sulla
          base  dei  testi  logici  di  Boezio,  venne  definita  come  platonica  la  concezione
          realistica  degli  universali,  contrapposta  al  concettualismo  aristotelico  e  al

          nominalismo. Dallo pseudo-Dionigi l’Areopagita fu accolta la concezione del mondo
          come teofania (Giovanni Scoto Eriugena). L’unico testo originale di Platone che si
          conosceva  era  il Timeo, sicché più specificamente si riteneva per platonismo una
          concezione « fisica » sull’origine del mondo e dell’uomo, una cosmologia fondata
          principalmente  sulla  dottrina  dell’«  anima  del  mondo  »  (scuola  di  Chartres,

          Guglielmo di Conches). Invece la cultura bizantina conobbe direttamente le opere di
          Platone; ma, mentre Fozio nel IX sec. si dichiarava antiplatonico, Psello e Giovanni
          Italo  nell’XI  sec.  si  lasciarono  influenzare  maggiormente  dai  tardi  epigoni  del
          neoplatonismo, soprattutto da Proclo. Perciò, quando nel XV sec. i dotti bizantini (in
          particolare  Giorgio  Gemisto  Pletone)  portarono  in  Italia  le  opere  di  Platone,  essi
          diffusero  una  concezione  del  platonismo  più  vicina  alle  dottrine  religiose
          ellenistiche  che  a  quelle  dell’autentico  pensiero  platonico,  e  in  nome  di  essa  si
          contrapposero alla scolastica cristiana imbevuta di aristotelismo. A tali tendenze si

          ispirarono gli umanisti italiani (Marsilio Ficino) e, più tardi, i filosofi inglesi della
          scuola  di  Cambridge  (XVII  sec.),  che  si  opposero  al  materialismo  di  Hobbes
          riprendendo i motivi della tradizione religiosa neoplatonica.
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