Page 650 - Dizionario di Filosofia
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Londra  1935;  A.  Koyré, Introduction  à  la  lecture  de  Platon,  Nuova  York  1944

          (trad. it.: Firenze 1956); D. Ross, Plato’s theory of ideas, Oxford 1951; L. Robin,
          Les rapports de l’être et de la connaissance d’après Platon, a cura di P. M. Schuhl,
          Parigi 1957; R. W. Hall, Plato and the individual, L’Aia 1963; J. E. Raven, Plato’s
          thought in the making. A study of the development of his metaphysics, Nuova York-
          Londra  1965;  D.  Mannsperger, Physis  bei  Platon,  Berlino  1968;  R.  C.  Lodge,
          Plato’s theory of ethics, Hamden 1968; Y. Brès, La psychologie de Platon, Parigi

          1968;  sui  rapporti  con  Aristotele  e  la  teoria  delle  idee:  L.  Robin, La  théorie
          platonicienne  des  idées  et  des  nombres  d’après  Aristote,  Parigi  1908;  H.  F.
          Cherniss, Aristotle’s criticism of Plato and the Academy, Nuova York 1962.
          Altri  studi  particolari:  sulla  matematica: A,  Frajese, Platone e la matematica nel
          mondo antico, Roma 1963; sulla medicina: M. Vegetti, La medicina in Platone, «
          Rivista critica di storia della filosofia », 1966, 1967, 1968; sul mito: K. Reihardt,
          Platons Mythen, Bonn 1927; P. Frutiger, Les mythes de Platon, Parigi 1930; P. M.

          Schuhl, La fabulation platonicienne, Parigi 1968; sull’arte: P. M. Schuhl, Platon et
          l’art  de  son  temps,  Parigi  1933;  H.  G.  Gadamer, Platon  und  die  Dichtung,
          Francoforte 1934; R. C. Lodge, Plato’s theory of art, Nuova York-Londra 1953; A.
          Ruge, Platonische  Aesthetik,  Osnabrück  1965;  sul  rapporto  con  le  tecniche:  G.
          Cambiano, Platone e le tecniche, Torino 1971.

          PLATONISMO.  La  dottrina  filosofica  di  Platone  avendo  avuto  un  suo  sviluppo
          attraverso  molti  anni  e  in  opere  differenti  l’una  dall’altra,  è  caratterizzata  da  una
          complessità  di  motivi  che  hanno  influito  in  gradi  e  direzioni  molto  diverse  sui
          pensatori  delle diverse  epoche  della  storia.  Tuttavia  da  tale  dottrina  sono  stati
          estrapolati  alcuni  elementi,  che  vengono  considerati  come  caratteristici  di  ogni
          filosofia che suole definirsi come « platonica ». Anzitutto vi è la svalutazione della
          conoscenza sensibile che, fondandosi su ciò che è mutevole e molteplice, non può

          dare il vero sapere, anzi impedisce l’acquisizione della verità: onde, da un lato, si
          afferma che la verità è insita nella stessa mente umana (innatismo delle idee); d’altro
          lato,  si  postula  un  sapere  assoluto.  Sul  piano  metafisico,  a  tale  sapere  assoluto
          corrisponde  un  mondo  intelligibile  costituito  da  enti  e  valori  che  hanno  una  loro
          realtà  oggettiva  —  sono  anzi  la  sola  realtà  —,  al  di  fuori  e  al  di  là  del  mondo

          empirico, che è solo apparenza e continuo divenire (idealismo oggettivo).
          Ma questi elementi non esauriscono il pensiero originale di Platone, né sono i soli
          che  sono  stati  sviluppati  dai  successivi  filosofi.  Nell’età  antica,  i  più  diretti
          continuatori di Platone avrebbero dovuto essere gli scolarchi dell’Accademia*; però
          alcuni  di  questi  (per  es.  Cameade)  insegnarono  dottrine  di  cui  diffìcilmente  si
          riescono  a  trovare  i  germi  nell’autentico  platonismo. Al  contrario,  la  presenza  di
          temi e motivi platonici si avverte anche in altre correnti filosofiche: Aristotele, ad

          es.,  fu  nello  stesso  tempo  il  più  grande  discepolo  e  il  più  grande  avversario  di
          Platone. La concezione della natura come un tutto organico e la dottrina dell’anima
          del mondo ritornano nello stoicismo. Nella storia del platonismo un posto importante
          occupa l’ebreo Filone Alessandrino, il quale per primo fuse la tradizione religiosa
          ebraica e la cosmologia del Timeo: egli identificò il demiurgo platonico con il Dio
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