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possiamo  ottenere  tale  scienza?  Rifacendosi  alla  tradizione orfico-pitagorica,  la

          quale affermava che l’anima è immortale e rinasce più volte, Platone sostiene che
          l’anima  ha  contemplato  le  idee  in  una  vita  anteriore,  ma,  entrando  nel  corpo,  le
          dimentica: tuttavia in seguito, nel venire a contatto con le cose materiali, riesce a
          ricordarle,  a  ritrovare  entro  di  sé  il  vero  sapere,  che  non  deriva  quindi,  se  non
          indirettamente, dall’esperienza, ma è solo ima reminiscenza (anamnesi). Il corpo è
          quindi impedimento alla scienza e all’anima: la vita del sapiente acquista il carattere

          di  una  preparazione  alla  morte,  che  è  liberazione  dell’anima  e  della  scienza  dai
          vincoli corporei (Fedone).
          Per spiegare quale sia l’effettiva condizione originaria dell’uomo e attraverso quali
          tappe questi riesca a liberarsene, Platone nella Repubblica si serve di un’immagine,
          nota  come  il  «  mito  della  caverna  »  (v. CAVERNA  [La]):  gli  uomini  sono  come
          prigionieri incatenati entro una caverna, con le spalle rivolte alla luce che viene di
          fuori, e riescono a vedere soltanto le ombre proiettate sulla parete da coloro che

          passano e dai loro fardelli: gli oggetti della sensazione sono appunto come queste
          ombre  che  i  prigionieri  scambiano  per  oggetti  reali,  mentre,  se  essi  riescono  a
          liberarsi  dai  ceppi  e  a  uscire  dalla  caverna,  possono  vedere  le  cose  stesse,  che
          corrispondono agli oggetti intelligibili. Il processo conoscitivo attraverso al quale si
          risale  dalle  immagini  delle  cose  alle  cose  singole,  nel  mondo  sensibile,  e  dalle
          nozioni matematiche alle idee, nel mondo intelligibile, costituisce la dialettica della

          scienza,  che  dalla  molteplicità  tende  all’unità;  perciò  il  grado  più  alto  della
          conoscenza  è  l’intelligenza  intuitiva  (nûs),  che  coglie  l’unità  assoluta  dell’idea,
          superando  l’intelligenza  discorsiva  (dianoia),  che  procede,  attraverso  molti
          intermediari,  dalle  ipotesi  alle  conseguenze.  Infine,  lo  stesso  mondo  intelligibile
          riceve la sua unità dall’idea del bene, che è il principio e la causa della scienza e
          della verità in quanto viene conosciuta: pur essendo un’idea, il bene sta al di là di
          ogni altra essenza e della conoscenza stessa.

          Alla  teoria  delle  idee  si  ispirano  la  concezione  politica  di  Platone  e  la  sua
          psicologia:  infatti  per  lui  la  struttura  di  uno  Stato  e  l’anima  dell’individuo  sono
          organizzate  alla  stessa  maniera.  Come  la  vita  dell’uomo  giusto  si  realizza
          nell’armonica  contemperanza  delle  parti  dell’anima,  così  lo  Stato  è  ben  ordinato
          quando  in  esso  domina  la  giustizia,  cioè  quando  ogni  classe  e  ogni  individuo

          attendono  al  compito  che  è  loro  proprio.  Distinguendo  tre  funzioni  nello  Stato
          (governo,  difesa,  economia),  Platone  fa  a  esse  corrispondere  tre  classi  sociali
          (reggitori,  soldati,  produttori),  che  sono  la  proiezione  delle  tre  attività  o  tre  parti
          dell’anima: la ragione, la volontà, gli appetiti. L’armonia e il giusto rilievo dato a
          ciascuno di questi elementi realizza il fine ultimo dello Stato, che è la giustizia. La
          classe  dei  reggitori  deve  essere  costituita  dai  filosofi,  i  quali,  educati  dalla
          dialettica,  sono  in  grado  di  governare  lo  Stato  in  quanto  capaci  di  governare  se
          stessi.  Per potersi dedicare interamente al servizio della comunità, i reggitori non

          devono avere proprietà individuali, né formarsi una famiglia: i loro figli verranno
          allevati  a  cura  dello  Stato;  ma  queste  norme  non  valgono  per  la  massa  della
          popolazione, dedita al lavoro e agli affari.
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