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occupava già in quell’epoca una cattedra presso  Notre-Dame).  Nel 1148, essendo

          ulteriormente cresciuto il suo prestigio, partecipò al concilio di Reims che doveva
          giudicare la dottrina di Gilberto Porretano. Nel 1159 fu nominato vescovo di Parigi.
          Enorme  importanza  nel  campo  della  teologia  ebbe  l’opera  maggiore  di  Pietro
          Lombardo,  i Libri quattuor sententiarum*, terminata intorno al 1152.  L’autore vi
          dimostra una grande capacità di compilazione, attingendo con intelligenza ai padri
          della Chiesa (soprattutto Agostino e Giovanni Damasceno) e ai teologi che lo hanno

          preceduto.  Per questo suo valore sistematico e informativo l’opera, che pure subì
          violenti  attacchi,  finì  con  l’imporsi  ottenendo  una  dichiarazione  di  ortodossia  da
          parte  di  Innocenzo  III;  divenne  la  base  dell’insegnamento  teologico  durante  tutta
          l’epoca  scolastica,  fu  commentata  dai  più  grandi  maestri  e  valse  al  suo  autore  il
          titolo di MAGISTER SENTENTIARUM.

          Bibliogr.:  J.  Espenberger, Die Philosophie des Petrus Lombardus, Münster 1901;
          Aa.  Vv., Pietro  Lombardo,  Novara  1953;  S.  Vanni  Rovighi, Pier  Lombardo  e  la
          filosofia  medievale  «  Sapienza  »,  1954;  Aa.  Vv., Miscellanea  Lombardiana,
          Novara 1957.

          PIRRÓNE, in gr. Pýrrhōn, filosofo greco (Elide 365 circa a.C. - † 275 circa a.C.).
          Dopo  aver  praticato  la  pittura  si  volse  alla  filosofia,  mettendosi  alla  scuola  di
          Anassarco di Abdera, discepolo di Democrito, con il quale seguì Alessandro Magno
          nella spedizione in Asia, dove venne in contatto con i gimnosofisti* indiani. Tornato
          a Elide dopo la morte di Alessandro, si fece ammirare per la vita semplice e austera,
          conforme allo spirito della sua filosofia, tanto che la città natale lo nominò grande
          sacerdote ed eresse una statua in suo onore. Pirrone è considerato il fondatore della

          scuola scettica. Il tratto distintivo della sua dottrina è il rifiuto di ogni affermazione,
          anche sul piano dell’opinabile. Questo atteggiamento si ricollega in particolare alla
          tesi di Gorgia, secondo la quale la conoscenza è impossibile, per il continuo mutare
          del contenuto e del soggetto della percezione. Per Pirrone tutte le nostre sensazioni e
          opinioni  non  possono  dirsi  né  vere,  né  false:  non  si  dà  quindi  mai  una  scelta
          ragionevole  o  una  preferenza  fondata  fra  le  diverse  alternative.  L’accettazione

          indifferente  di  tutte  le  apparenze  è  l’unico  atteggiamento  ispirato  a  saggezza:  il
          sapiente sceglie la sospensione del giudizio (epoche) e il silenzio (afasia) e vive
          immune dalle passioni, in uno stato di assoluta imperturbabilità (atarassia). La fonte
          più diretta del suo pensiero sono i frammenti superstiti dell’opera del suo scolaro
          Timone di Fliunte, che dette nei Süli (Versi scherzosi) un’immagine molto colorita
          del  maestro  e  difese  il  rigore  delle  sue  posizioni  contro  il  probabilismo*  degli
          scettici della Nuova Accademia.

          Bibliogr.:  U.  Wilamowitz-Moellendorf, Antigonos von Karistos,  Berlino 1881;  N.
          Maccol, The  greek  sceptics  from  Pyrrho  to  Sextus,  Londra-Cambridge  1869;  S.
          Sepp, Pyrrhoneische  Studien,  Frisinga  1893;  V.  Brochard, Les  sceptiques  grecs,
          Parigi 1923; L. Robin, Pyrrhon et le scepticisme grec, Parigi 1944; M. Dal Pra, Lo

          scetticismo greco, Milano 1950.
          PIRRONIANO. Seguace di Pirrone e, per estensione, scettico in genere.
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