Page 641 - Dizionario di Filosofia
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libro  del  suo Trionfo  della  Croce,  è  modellato  sulle  idee  di  Pico,  avverso  al

          determinismo  astrologico  in  nome  della  libertà  dell’uomo.  Durante  il  soggiorno
          fiorentino  Pico  scrisse  lo Heptaplus  (1489),  interpretazione  dei  significati  riposti
          della Genesi,  il De  ente  et  uno,  pubblicato  nel  1492,  volto  a  ricercare  la
          concordanza  tra  Platone  e  Aristotele,  e  dodici  libri  di Disputationes  adversus
          astrologiam divinatricem. Morì poco dopo, forse avvelenato dal suo segretario. La
          Oratio  de  hominis  dignitate,  che  è  stata  definita  il  manifesto  del  pensiero

          rinascimentale, scritta come introduzione alle novecento tesi, sviluppa i due motivi
          capitali della filosofia di Pico: la superiorità e la centralità dell’uomo nell’universo
          e l’intima concordanza di tutte le principali espressioni filosofiche e religiose del
          pensiero, dai pitagorici a Platone, ad Aristotele, ai neoplatonici, agli scolastici, agli
          averroisti e financo alla cabala e alla magia (« pace filosofica »). L’idea di Pico che
          l’uomo,  a  differenza  di  tutti  gli  altri  esseri,  non  abbia  una  «  natura  »  che  lo
          condizioni, e che lui solo possa perciò dirsi figlio dei propri atti, appare fra le più

          suggestive e feconde del pensiero umanistico-rinascimentale.
          Bibliogr.:  G.  Barone, L’umanesimo filosofico di  Giovanni  Pico della  Mirandola,
          Milano 1949; E. Monnerjahn, Giovanni Pico della Mirandola, Wiesbaden 1960; E.
          Garin, Pico  della  Mirandola,  Firenze  1963;  Aa.  Vv., L’opera  ed  il  pensiero  di

          Giovanni Pico della Mirandola nella storia dell’umanesimo, 2 voll., Firenze 1965.
          PIETRO d’Abano, filosofo italiano (Abano 1257 - Padova 1315 circa). Dopo aver
          studiato a Padova medicina e filosofia, fu a Costantinopoli e a Parigi. Iniziò nel 1306
          a Padova il suo insegnamento di medicina e di filosofia naturale, acquistando grande
          rinomanza  come  maestro  e  come  medico.  La  sua  tendenza  a  razionalizzare  il

          miracoloso e il sovrannaturale (sosteneva, fra l’altro, che la morte di Lazzaro, come
          anche quella di Cristo, fosse un caso di morte apparente) gli costò due processi per
          eresia.  Morì  prima  che  l’Inquisizione  si  pronunciasse  su  un  terzo  gruppo  di  sue
          proposizioni sospette, ma la sentenza del rogo venne eseguita ugualmente sui suoi
          resti.  A  lui  si  deve  principalmente  l’inizio  dell’influenza  dell’averroismo  nello
          studio patavino. Le sue opere principali sono: il Conciliatore delle divergenze dei

          filosofi  e  soprattutto  dei  medici  (Conciliator  differentiarum  philosophorum  et
          praecipue  medicorum),  l’Esposizione  dei  problemi  di  Aristotele  (Expositio
          problematum Aristotelis) e un manuale di astronomia (Lucidator astronomiae).
          PIETRO  d’Alvernia,  filosofo  e  teologo  francese  (Alvemia  -  †  1304  o  1307).
          Fidelissimus discipulus  di  Tommaso  d’Aquino  a  Parigi,  dalle  cui  dottrine  poi  si

          distaccò  in  diversi punti  sotto  l’influenza  dei  suoi  maestri  di  teologia  (Enrico  di
          Gand e Goffredo di Fontaines), fu rettore della facoltà delle arti dal 1275 e vescovo
          di Clermont dal 1301. Oltre a sei Quodlibeta, lasciò numerosi Commenti alle opere
          di Aristotele e portò a termine quelli di san Tommaso al De Coelo, alla Politica e,
          non totalmente, alle Meteore.

          PIETRO  o  PIER  Lombardo,  teologo  italiano  (Novara  fine XI  sec.  -  Parigi  1160).
          Intorno al 1135 si recò a studiare a Parigi, dopo un breve soggiorno a Reims; verso
          il 1142 si ha notizia di lui come dotto commentatore di san Paolo (probabilmente
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